Visioni. “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, un doloroso apologo pacifista

venerdì 17 marzo 2023


Niente di nuovo sul fronte occidentale è un atto d’accusa lucido e spietato della guerra. Un doloroso apologo pacifista che racconta il suicido di un’intera generazione di giovani tedeschi. Ragazzini affascinati dalla retorica patriottica che partono per la Grande guerra, con spensierata baldanza. Un errore tragico che Edward Berger sottolinea con partecipata commozione. Il cineasta mette in contrapposizione l’aspetto umano dei soldati con il delirio di onnipotenza dei vertici militari. La vicenda personale prevale su quella storica. La prima assoluta del film si tiene nel settembre 2022 al Toronto Film Festival. La pellicola è visibile su Netflix dallo scorso 28 ottobre. Nella Notte degli Oscar 2023 il lungometraggio vince ben quattro statuette: Miglior film internazionale; Miglior fotografia (James Friend); Miglior colonna sonora (Volker Bertelmann); Miglior scenografia (Christian M. Goldbeck e Ernestine Hipper).

Il regista firma il copione insieme a Ian Stokell, Lesley Paterson, adattando il celebre romanzo di Erich Maria Remarque. Una nuova trasposizione cinematografica del testo che viene dopo la riduzione più nota di Lewis Milestone, realizzata nel 1930 e seguita da quella del 1979, del film tivù di Delbert Mann. Al centro della storia figura il giovane Paul Bäumer (un magnifico Felix Kammerer), arruolatosi come volontario. Matthias Erzberger (un dolente Daniel Brühl) è il diplomatico tedesco e leader socialdemocratico che firma a Compiègne l’armistizio dell’11 novembre 1918. Il film si concentra sulle ultime fasi della Prima guerra mondiale. A parte qualche fugace apparizione di aeroplani e carri armati, si assiste a logoranti battaglie di trincea che registrano migliaia di perdite. Gli amici di una vita cadono nel loro ultimo metro di fango, sotto il fuoco delle mitragliatrici. Berger decide di non arretrare di fronte all’orrore. Mostra corpi dilaniati, amputazioni, occhi squarciati.

Ma racconta anche l’entusiasmo, la speranza, il disincanto, i piccoli furti e le vanterie dei giovani soldati. La musica spettrale di Volker Bertelmann, suonata con piano e armonium, accompagna le vicende dei militi al fronte e rimarca il binomio vita-morte delle scelte narrative del regista. In una condizione allucinata, abbandonati i sogni di gloria, il decesso viene considerato come una via liberatoria rispetto al terrore quotidiano della guerra. Nonostante i lampi di umanità nei confronti del proprio nemico, un soldato sceglie di non si sottrarsi agli ordini e muove verso la trincea opposta. Così, dalla tenerezza letteralmente disarmata si passa rapidamente alla ferocia ossessiva. Il film è un racconto di straordinaria potenza emotiva che mostra il difficile percorso dei portatori di pace in un contesto bellico. D’altro canto, rappresenta chi per non rinunciare alla protervia, manda al macero le giovani reclute. Alla fine, non resta che raccogliere le piastrine metalliche di ciascun caduto. Ultimo retaggio della follia collettiva.


di Andrea Di Falco