Il dramma interiore di un obeso magistralmente rappresentato in “The Whale”

L’obesità è ormai così diffusa, soprattutto nei Paesi opulenti, da essere ormai considerata dall’Organizzazione mondiale della sanità un male sociale, che deriva certamente dalla cattiva alimentazione, ma soprattutto ha il suo motivo scatenante in uno stato di malessere dell’anima. Ed è in questa condizione psichica che si sviluppa il dramma di The Whale, il testo teatrale del 2012, di grande successo, del drammaturgo statunitense Samuel D. Hunter portato adesso sul grande schermo dal regista Darren Aronofsky, con un formidabile cast formato da Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau. La realizzazione del film ha avuto una lunga gestazione, durata dieci anni, soprattutto perché, ha confessato Aronofsky, non riusciva a trovare l’attore adatto ad interpretare Charlie, che, solo dopo una lunga ricerca, ha individuato in Brendan Fraser. Il ruolo è stato interpretato in modo così eccezionale da meritare l’Oscar come migliore attore protagonista che, oltre a essere ingrassato di molti chili, ha dovuto necessariamente indossare una tuta per immedesimarsi in Charlie, motivo per cui è stato assegnato al film un secondo Oscar per il miglior trucco e acconciatura.

Il fatto che il film si svolga interamente nella casa di Charlie, seguendo i tempi della rappresentazione teatrale, potrebbe apparire una contraddizione rispetto alle esigenze della scansione filmica, ma The Whale è un’eccezione ampiamente compatibile perché è una staticità adeguata allo spazio e allo scorrere del tempo di un individuo, praticamente quasi immobilizzato in un corpo appesantito da moltissimi chili e costretto a svolgere la sua attività di professore in videoconferenza, con la telecamera spenta per nascondere il suo fisico. Il corpo di Charlie è una prigione che si è creato con una pessima alimentazione nell’incapacità di trovare un equilibrio interiore dopo la morte del compagno che amava. The Whale racconta gli ultimi cinque giorni di vita, dal lunedì al venerdì, del protagonista: è un epilogo della sua lotta contro il male che non riesce a sconfiggere e che lo devasta fino alla morte.

In questa fine emerge paradigmatico il Moby Dick di Herman Melville, il romanzo preferito di Charlie, dove, dopo una lunga lotta, Achab è sopraffatto dalla balena bianca, così come lui dalla sua obesità. C’è però in questa tragica lotta interiore di Charlie anche un filo di luce, perché negli ultimi giorni di vita il protagonista riesce a ritrovare il rapporto perduto con la figlia ancora adolescente, che non vedeva ormai da otto anni e anche a pacificarsi con l’ex moglie. È molto difficile rappresentare in un film un conflitto interiore, carico anche di risvolti religiosi, che si svolge unicamente nel chiuso di un piccolo spazio. Con The Whale, Darren Aronofsky è riuscito magistralmente in questa impresa.

Aggiornato il 17 marzo 2023 alle ore 12:19