L’ambizioso progetto   genetico di Google

Solo pochi anni fa avremmo pensato si trattasse di fantascienza. Ma nell’Era tecnologica tutto sembra diventare possibile o quasi. Analizzare il corpo umano sulla base dell’utilizzo di tecnologie di big data con un processo di accuratezza mai raggiunto prima è un piano estremamente ambizioso, ma sembra proprio la sfida messa in campo dal Baseline Study, il progetto promosso dalla divisione X di Google, laboratorio di ricerca californiano.

L’obiettivo dello studio, ha spiegato al Wall Street Journal il biologo molecolare Andrew Conrad, a capo del team, vorrebbe esser quello di capire i meccanismi che innescano nel corpo umano patologie gravi come ictus o tumori, ed individuare quindi dei marker utili a consentire una prevenzione efficace delle succitate malattie.

La sfida non pecca certamente di modestia. Già in passato erano stati messi in campo tentativi che andavano in questa direzione, rimasti poi lettera morta per via dei costi insostenibili. Certo è che l’avanzare della tecnologia negli ultimi anni ha favorito un significativo ridimensionamento delle spese, anche per quanto riguarda la mappatura del genoma umano, che forse consentiranno questa volta al team di ricerca di raggiungere dei risultati soddisfacenti. Partner del progetto promosso da Google sono le Università di Stanford e di Duke. Attualmente sono stati selezionati un campione di 175 volontari tra uomini e donne pronti a far da “cavia” al temerario esperimento. Ma naturalmente il numero di “cavie umane” è destinato a crescere in futuro. Il team di Conrad preleverà ai volontari qualsivoglia fluido corporeo – dal sangue all’urina, dalle lacrime alla saliva – e procederà all’analisi accurata attraverso analisi e test di ogni genere. Di ogni soggetto verrà quindi archiviato il genoma, le abitudini di vita, la storia clinica… ed il primo risultato dovrebbe essere quello di individuare dei “biomarker” che possano consentire di prevedere una maggiore resistenza o esposizione ad un certo tipo di patologie.

Un progetto – ovviamente a lungo termine – ma che potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione planetaria nel campo medico. Non è la prima volta che l’azienda californiana mostri particolare attenzione a questo tipo di ricerche, anche perché il cofondatore del colosso di Mountain View, Sergey Brinn, è egli stesso vittima di una mutazione genetica che potrebbe portarlo al morbo di Parkinson, già manifestatosi in altri membri della sua famiglia, e pertanto particolarmente sensibile a queste tematiche.

Le critiche sono giunte numerose, soprattutto da coloro che ritengono sia impossibile carpire sulla base di dati oggettivi le condizioni che rendono un soggetto in perfetta salute, senza contemplare la soggettività dei singoli. Altra grande preoccupazione che l’iniziativa ha suscitato è relativa alla potenziale diffusione dei dati raccolti. È ben noto che la raccolta e la diffusione di dati in rete sembra esser diventato il business del presente ed ancor più del futuro. A tal proposito, e per evitare ulteriori polemiche, Google ha assicurato il più stretto anonimato a coloro che si sottoporranno a questo accurato scandagliamento. E, a maggiore tutela, ha istituito un meccanismo di controllo esterno.

È evidente che le preoccupazioni in termini di privacy e dati personali sono e restano lecite, ma ci si augura che questo non rallenti o addirittura prenda il sopravvento su uno studio il cui portato potrebbe davvero cambiare le sorti del pianeta, ovvero di coloro che lo abitano.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26