Gli affari di Renzi & Co.

Il 24 gennaio 2015 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 19 il Decreto Investment compact contenente le disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti, in vigore dal 25 gennaio 2015. Specificamente il Decreto legge tra le novità ha stabilito l’obbligo per le banche popolari con attivo superiore a otto miliardi di euro di trasformarsi in società per azioni e l’abolizione del cosiddetto voto capitario che garantisce ad ogni azionista un voto in assemblea a prescindere dal numero delle azioni possedute.

Le banche popolari con attivo superiore a otto miliardi di euro cioè dovranno obbligatoriamente trasformarsi in società per azioni e se entro un anno dal superamento di questo limite, l’attivo non sarà ridotto sotto a otto miliardi né sarà stata deliberata la trasformazione in Spa o la liquidazione, interverrà la Banca di Italia, che potrà impedire alla banca di intraprendere nuove operazioni o proporre alla Banca centrale europea la revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria e al Ministro dell’economia e delle finanze la liquidazione coatta amministrativa. E’ interessante l’iter seguito dal decreto perché, quanto riguarda le banche, era contenuto nel Disegno di legge Concorrenza ma è stato spostato nel Decreto Investment Compact per farlo passare velocemente. Lo spostamento è tuttora ritenuto sospetto e su esso stanno indagando la Consob, M5S, Adusbef, Assopopolari e Lupi che, al governo, dormiva, con il ministro per l’economia Padoan, e se non dormivano, non hanno visto né sentito niente.

Grazie al decretino fatto passare rattamente le banche che ne hanno maggiormente beneficiato grazie alle speculazioni successive soprattutto da Londra, sono state il Banco Popolare che ha avuto un balzo del 21%, Ubi del 15, la Popolare Emilia del 24 e Banca Popolare di Milano del 21 ma soprattutto la Popolare Etruria e Lazio di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, con figlio anch’esso impiegato all’interno.Molti speculatori infatti, con base a Londra, già verso metà gennaio 2015, avevano creato posizioni rilevanti, cioè molto cospicue, in azioni delle banche popolari che ne hanno poi beneficiato. Ad esempio in quattro giorni la Banca Popolare dell’ Etruria ha registrato un balzo del 66 per cento, nonostante i ripetuti stop alla negoziazione per eccesso di rialzo, mettendo fine così ad anni di profonde difficoltà che l’hanno portata sull’orlo del commissariamento.

Nel gennaio 2010, un’azione valeva 10,69 euro, mentre il 12 gennaio scorso ha registrato il minimo storico: 0,358 euro. La notizia della riforma, vero e proprio insider trading politico finanziario previsto come reato, ha cioè favorito numerosi operatori finanziari che hanno base a Londra come, ad esempio l’amico di Renzi, Davide Serra con il fondo Algebris e beneficiato soprattutto le banche menzionate. Una vera e propria speculazione. Già il 13 gennaio in molti sapevano, grazie alle alle pagine 22 e 23 dell’atto in cui le nuove norme sulle popolari e sulle fondazioni bancarie erano scritte, pronte per consentire di muoversi sul mercato di conseguenza. Il 15 gennaio, infatti, cominciavano gli acquisti da Londra, il 16 gennaio le banche popolari erano già in allerta, il 19 gennaio sera, Renzi ha annunciato ai senatori Pd che con l’Investment compact avrebbe trasformato le popolari in società per azioni, il 24 gennaio il consiglio dei ministri approvava il decreto. Le nuove norme in materia di banche popolari tolte dal ddl Concorrenza e velocemente trasferite nell’Investment Compact, alla bisogna.

Se con i decreti si specula economicamente e finanziariamente tra amici, non meno “amicali” sono le società che corre ad aprire il consigliere di Renzi, Marco Carrai che acquisisce quote e incarichi con Bernabè, i Tanzi, Paolo Fresco, gli avvocati Bianchi e Di Tanno. Tutti vogliono improvvisamente fare affari con Carrai. Solo per parlare degli ultimi due, l’avvocato Bianchi, è stato nominato dal governo Renzi nel consiglio d’amministrazione di Enel e il tributarista Di Tanno, già vicino a Massimo D’Alema e Vincenzo Visco, è consigliere della nuova Alitalia-Etihad ma soprattutto è stato presidente del collegio sindacale del Monte Paschi di Siena presieduto da Giuseppe Mussari e in tale veste i giudici senesi ne hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’acquisto di Antonveneta.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:30