Superare la crisi: sì, ma come?

Oramai in tutto il mondo ci si è resi conto di tante cose che stanno sconvolgendo le regole del gioco; così Antonio Carioti parla, su “La Lettura”, del grande balzo all’indietro del lavoro caratterizzato da precarietà, niente diritti, scarsa tutela previdenziale, “pluriattività” e che la condizione odierna dei giovani ricorda quella degli operai di un secolo fa; Klaus Zimmermann sul Corriere della Sera afferma che il posto fisso a vita è una realtà del passato, che i modelli di occupazione renderanno sempre più simili i paesi emergenti e quelli occidentali, i garantiti europei avranno maggiori difficoltà degli individualisti statunitensi a raccogliere la sfida; mentre in America Samuel Kapon e Joseph Tracy della Federal Reserve Bank di New York dicono che “more labor productivity growth is required to sustain Usa growth”.

Sono anni che racconto queste cose e le scrivo in libri e articoli. Tutto questo fa sì che la crisi si possa superare soltanto accettando i nuovi comportamenti e spingendo così - ove è possibile - lo sviluppo con l’innovazione e la ricerca. Ogni Paese finisce per utilizzare gli strumenti che gli sono più congeniali (in termini di disponibilità, di capacità ad utilizzarli, di tempi e strutture organizzative per metterli in atto, di risorse a partire da quelle finanziarie) e questo avrà come conseguenza un rapido riallineamento dei éaesi in relazione alle loro effettive capacità e ai loro successi e insuccessi. L’Italia è in bilico perché dispone di alcuni punti di forza nella ricerca, nell’ingegneria, nell’industria, ma pochi e soprattutto non sostenuti dal sistema politico e finanziario, da quello infrastrutturale, da quello culturale e dall’attitudine della gente.

In questo mondo di egualitarismo - giusto per carità se ben gestito - bisogna far leva sui “primi della classe”: i baroni, come furono Giuseppe Levi, maestro dei tre premi Nobel italiani per la medicina, Salvador Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini (per non parlare della figlia Natalia Ginzburg), ed Enrico Fermi con una coorte di allievi brillantissimi in Italia e in America, tra i quali ricordo appena i premi Nobel Emilio Segré e Oswald Chamberlain, e i grandi Franco Rasetti, Ettore Majorana, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo, Mario Ageno, Gian Carlo Wick. In parte i grandi maestri richiamano grandi allievi, ma soprattutto il loro insegnamento fa diventare grandi i fortunati che lavorano con loro. Purtroppo in Italia si distruggono le “scuole”, se possibile quelle grandissime, e tutte le altre più modeste, eppure utilissime: così si evirano le potenziali menti di valore. Ma perché poi le grandi innovazioni americane avvengono nella Silicon Valley e nella mitica Route 128 del Massachusetts? Lì si concentrano cervelli, università favolose, strutture di ricerca, imprenditori di assalto e la finanza che investe sui cervelli. Sono l’incontro (e lo scontro) di idee, pensiero, invenzione, genialità e del capitalismo intelligente a creare le condizioni per lo sviluppo rivoluzionario. In Italia i cervelli fuggono e se rientrano quale contesto stimolante possono trovare? E quale capitalismo estero può venire ad investire da noi? Al massimo quello dei prodotti tradizionali come gli elettrodomestici della Whirlpool.

In questo mondo, dove la popolazione cresce ancora in modo sostenuto, dove tanti soffrono la fame, manca l’acqua da bere e lavarsi, c’è bisogno che la medicina combatta una quantità di malanni - alcuni terribili - ci si gingilla con la decrescita (si veda ad esempio in Italia il Terra Nuova Festival del 6-7 giugno di quest’anno, sponsorizzato da Decrescita Fiorentina) che solo la grande ignoranza di politici e gente, o di pseudo-scienziati - come Georgescu Roegen (ancora venerato oggi) con la sua Conferenza alla Yale University del 1975 su “Energia e miti economici” - può far ritenere che ridurrà inquinamento e darà risorse da distribuire agli indigenti, mentre solo le nuove più avanzate conoscenze e gli strumenti dell’innovazione potranno dare. Ci vuole una cultura da primi della classe, cercare di essere bravissimi, concentrare le intelligenze tecno-scientifiche-artistiche-umanistiche, come avvenne in Inghilterra con la rivoluzione industriale, in Francia con Napoleone, in Austria con l’attrazione dell’impero di Vienna, in Germania coi trecento anni di diominio filosofico. Si è dimenticato che negli anni trenta del Novecento i grandi fisici di tutto il mondo studiavano l’italiano per leggere gli articoli di Fermi non appena pubblicati. È soltanto la cultura e il sapere che hanno sempre saputo ottenere di più, consumando di meno, e che sono i geni e la grande concentrazione delle intelligenze che hanno permesso i balzi in avanti della società umana.

In questi anni, nonostante l’insipienza di una cultura popolare che ha via via perso buona parte delle sue doti (voglia di fare, artigianato, onestà di pensiero, capacità imprenditoriale) e le scelte politiche molto spesso concepite per stroncare gli sviluppi innovativi e per tutelare rendite di posizione e attività convenzionali destinate ad essere inesorabilmente sopraffatte, stanno nascendo, sviluppandosi e combattendosi nuove idee, concezioni, attività valide, capaci di scatenare una nuova società ricca, fisicamente e intellettualmente. Questo riguarda innanzitutto i grandi sistemi, a partire dalla moneta e dalla stessa finanza, che è stata - ed è tuttora - una delle cause principali della crisi. In meno di un anno la moneta elettronica diventerà quella di riferimento - come sono oggi dollaro ed euro - e sarà il dollaro a beneficiarne di più. L’energia e, soprattutto, l’elettricità, sono destinate a una convulsa evoluzione come non si conosceva dalla crisi del 1973; Outsider Club dichiara “Wireless electricity is here” d’accordo con Google, Apple, buona parte della Silicon Valley, Tesla, chi è interessato alle auto a guida automatica e i fautori delle eco-energie; ma altri ritengono che la rete rimarrà fondamentale, favorita anche da un ritorno al nucleare al quale sta pensando lo stesso Barack Obama. Inoltre, si prevede un aumento sostenuto del consumo di energia elettrica anche per il condizionamento degli spazi abitati. Il futuro del cibo e dell’alimentazione è in subbuglio tra chi difende l’alimentazione tradizionale e chi pensa invece ad un’agricoltura che ricorre alla fotosintesi artificiale e costruisce geneticamente i cibi - a partire dalla carne - riducendo il consumo di acqua e altre risorse. L’acqua si ottiene - ed è già usata in California - nella produzione di petrolio.

Anche le grandi imprese mutano le loro attività. Apple oggi pensa all’orologio, ma domani c’è l’automobile, come del resto anche per Google che sta sperimentando la sua. Ma Google vuol pure fare concorrenza agli operatori telefonici e, soprattutto, impegnarsi nel campo della salute rispondendo alle domande degli utenti con le informazioni di base e specifiche delle patologie e, su Twitter, con analisi psicologiche; Google, inoltre, ha assunto ingegneri bioinformatici e di biologia computazionale per sviluppare nuovi farmaci, tecniche di impiego e creare una nuova medicina che si basa sul connubio tra conoscenza, valutazione e soluzioni scientifiche: per inciso l’opposto della tedesca medicina del dottor Ryke Geerd Hamer, tanto di moda in Germania e ora anche in Italia.

I fenomeni complessi, come ad esempio clima e “Global Warming”, vengono ormai affrontati con più di un approccio: oltre a quello convenzionale, basato sulla raccolta dati e loro elaborazione con modelli matematici, quello che segue l'evoluzione dei fenomeno, del suo costo e delle nuove prospettive e soluzioni meno costose che si presentano. Nel caso dell'Intelligenza Artificiale il problema è inece il rischio, particolarmente per l'uomo: sua espulsione dalle attività intelligenti, se non dominio della macchina sull'uomo. Il caso più drammatico riguarda la modifica - genetica. strutturale, comportamentale - in atto dell'uomo con il fine ultimo di pervenire alla sua eternità, come ritiene il gruppo del Transumanesimo. Se tale odiettivo è incerto e comunque lontano, processi intermedi come la modifica del genoma o il collegamento con macchine, informatiche o di altro tipo, pone invece problemi etici, di rischio, di creazione di vere e proprie speciazioni, con la eventuale creazione di "superuomini" mentre gli altri diventano un specie inferiore.

In un mondo in cui grandi problematiche, sistemi complessi e imprese leader guidano la sua evoluzione, c’è spazio per un validissimo sistema satellitare di medie, piccole imprese e artigianato. Le stampanti 3D consentono di progettare, inventare e produrre praticamente qualsiasi oggetto di qualsivoglia dimensione, funzionalità, in serie o in pezzi unici, generalmente a costi assai inferiori a quelli di altri sistemi. Stupisce il fatto che le si usi ancora troppo poco, particolarmente in Italia, Paese appunto di piccole imprese e di artigiani. Ma vi sono molte altre modalità di rinnovamento per queste imprese, purché ben preparate, continuamente aggiornate e concepite per creare sempre nuove attività (beni e sevizi).

Per superare la crisi occorre soprattutto accrescere l’efficienza di ogni strumento, struttura, organizzazione, intera società. Gli spazi per farlo sono sbalorditivamente enormi. Un esempio: quello del sistema più avanzato del mondo, la Silicon Valley, dove la percentuale di donne impegnate in quelle attività è appena il 20 per cento, neri e ispanici sono pochissimi; eppure si tratta della California, stato avanzato e non razzista. Ci sono certamente ragioni per questo comportamento, ma è doveroso capirle e pervenire a soluzioni molto più utili ed efficienti. Un analogo discorso vale per la democrazia, che Massimo Negrotti ha recentemente affrontato qui su “L’Opinione” e che bisogna risolvere al più presto..

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:18