Inac e Cia difendono l’agricoltura indebitata

Il 16 luglio s’è svolto a Roma il convegno sul sovraindebitamento, sulla legge 3 del 2012 (la cosiddetta legge Centaro). Un convegno fortemente voluto e patrocinato da Cia ed Inac, in forza di trovare una soluzione alle migliaia di fallimenti nel settore agricolo. I coltivatori italiani lamentano poca attenzione da parte di politica, banche ed enti pubblici vari, e rammentano di subire multe ingiuste, cartelle pazze e tassi usurai. Secondo il presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori (Cia), Dino Scanavino, il sovraindebitamento dell’impresa agricola è il primo intralcio per la ripresa nel settore primario. Scanavino, imprenditore vitivinicolo e vivaistico, conosce bene dove e come occorre intervenire.

“L’indebitamento rende le imprese agricole particolarmente vulnerabili ed esposte alle emergenze e alla volatilità dei mercati - sostiene il presidente della Cia -. L’agricola è stata una delle attività economiche maggiormente esposte nei periodi di crisi. Solo nell’ultimo anno, il valore aggiunto agricolo italiano ha ceduto due punti percentuali e i prezzi pagati agli agricoltori sono crollati del 4,2%. Se a ciò si aggiungono i limiti strutturali e organizzativi e la riduzione del sostegno pubblico che, con l’ultima riforma della Pac in particolare, ha visto il budget del portafoglio ridursi notevolmente, ecco spiegata la caduta verticale della redditività agricola che in Italia è stata dell’11% lo scorso anno, ancora una volta in controtendenza con il resto d’Europa dove, mediamente, le entrate sono invece aumentate. Tutto ciò - continua Scanavino - ha provocato un eccessivo indebitamento delle imprese che, non di rado, ha assunto i connotati di un vero e proprio fenomeno di usura. Quello agricolo è un settore che necessita più di altri di liquidità, in quanto deve confrontarsi quotidianamente con fattori incontrollabili e decisivi per le attività produttive, come le condizioni meteo, la deperibilità dei prodotti, la ricorrenza delle crisi fitosanitarie. In questa prospettiva - spiega Scanavino - è necessario intervenire su due fronti. Da un lato con strumenti che garantiscano un adeguato livello di sostenibilità dei debiti contratti, dall’altro prevedendo misure che possano facilitare l’accesso alla liquidità attraverso la definizione di strumenti e politiche creditizie attente alle esigenze reali delle imprese agricole. Sul primo fronte – ricorda Scanavino – la legge n.3 del 2012 rappresenta uno strumento importante. Grazie alla riforma, anche gli imprenditori agricoli possono godere di maggiori tutele e proporre ai creditori un accordo di ristrutturazione dei loro debiti. Un primo passo che segna il solco da seguire a cui, tuttavia, si devono affiancare urgentemente strumenti e misure che favoriscono il ricorso al credito per le imprese agricole così da agevolarle nella loro attività, soprattutto durante i momenti di crisi. A riguardo – chiosa Scanavino – le politiche e gli interventi, per essere efficaci e non cadere nel paradosso di amplificare ulteriormente il sovraindebitamento, dovranno necessariamente essere commisurate alle esigenze e alle peculiarità settoriali”.

Ecco che sia Scanavino che Antonio Barile (presidente Inac) rammentano che l’utilità dei patronati, della divulgazione agricola per sopperire all’informazione deficitaria sulla legge n.3 del 2012.

“Il Patronato serve, in primis quello agricolo, - esordisce Barile - e non va indebolito a causa del taglio di risorse al fondo per i patronati previsto dalla legge di Stabilità. È vero che il taglio inizialmente previsto di 150 milioni è stato in parte corretto dall’emendamento approvato dalla Camera – spiega il presidente Inac – Ma continueremo la nostra battaglia affinché anche il taglio di 75 milioni venga eliminato del tutto. Perché è ancora a rischio un pezzo importante del sistema dei Patronati, costituito da 12.000 operatori, che potremmo definire la rete più capillare di difensori civici impegnati nella tutela dei diritti sociali, spesso negati. Solo l’Inac, ha ricordato Barile, con 500 sedi, 1.000 recapiti, 685 operatori specializzati e 300 volontari, svolge un’attività immane diffusa sul territorio. La capillarità territoriale è doppiamente importante per sopperire alla scarsa informazione sulle buone leggi – esclama Barile - vedasi il caso della legge 3 del 2012. È fondamentale, pertanto, creare una rete di scambio delle informazioni utili per consentire all’OCC di predisporre, da una parte, una relazione particolareggiata sulle cause di indebitamento e, dall’altra, una proposta di composizione della crisi da sovraindebitamento. Tutto ciò è possibile solo se esistono sul territorio professionalità competenti come i patronati in grado di lavorare su entrambi i fronti. I patronati sono lo strumento principe - chiosa Barile - per consentire agli agricoltori l’informazione esaustiva sugli Organismi di Composizione delle Crisi da sovraindebitamento”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:27