Consoli si è dimesso, niente è definitivo

Si è dimesso Vincenzo Consoli da direttore generale di Veneto Banca dopo 27 anni e dopo aver creato dalla piccola Popolare di Asolo e Montebelluna una fra le prime 10 banche nazionali. Lascia il timone di direttore generale al condirettore Cristiano Carrus, dallo stesso Consoli chiamato un anno fa sulla tolda della banca.

Non sappiamo come la prenderanno le decine di migliaia di soci che anche all’ultima assemblea di aprile avevano nella stragrande maggioranza riconfermato la fiducia a chi era stato sempre il faro, una delle poche certezze (anche se in economia ce ne sono poche), per chi è cresciuto e ha fatto crescere la banca in questi tre decenni. Sicuramente il neo direttore generale, Cristiano Carrus, già vicedirettore vicario arrivato l’anno scorso dal Credito Bergamasco, porterà avanti il piano strategico commerciale di sviluppo da poco varato. I tempi per la trasformazione in Spa verranno stabiliti nell’assemblea di settembre/autunno; assemblea che alcuni vorrebbero disegnasse anche lo sbarco in Borsa, tempi stretti o tempi medio/lunghi? Una delle certezze è che alcuni soci, fra i quali Ferrarini (quello dei prosciutti), hanno costituito un’associazione che vuole rallentare fortemente la quotazione ritenendo che i tempi stretti sarebbero un bagno di sangue per il valore delle azioni già decurtato ad aprile.

Conoscendo Consoli, ci appare almeno precoce questo passo indietro, questo che vogliamo definire un apparente sollevarsi dalle responsabilità, rinunciare a guidare la banca nelle acque certo non facili della riforma decretata dal Governo e l’eventuale quotazione… percorso che tutte le popolari non quotate nelle dieci indicate dalla Bce dovranno affrontare con tempi e modi che ognuna decreterà. Ci sono state forzature da Francoforte, dalla Banca d’Italia, dal Consiglio di amministrazione? Non dimentichiamo che l’assemblea del 2014 fu quella delle dimissioni del presidente Trinca e che Consoli era da “controllori poco attenti e forse parziali” designato ad andarsene. Invece si dimise da amministratore delegato per diventare direttore generale. Ricordiamo “poco attenti”, perché il disegno aggregativo fra Veneto Banca e Popolare Vicenza era quasi “obbligato” da chi vigila, scoprendo poi a distanza di un anno che la banca aggregante non riesce a stare in piedi se non a colpi di aumenti di capitale straordinari, che ha fatto dimettere il direttore generale Sorato e il direttore finanziario (sui quali sembra pendere anche una azione di responsabilità). Visto che il percorso della Spa e una quotazione come aggregazioni e fusioni hanno bisogno di leadership, ecco, non vorremmo che qualcuno avesse preso un nuovo abbaglio e che questo fulmine a ciel sereno non fosse figlio di una lettura alterata della realtà.

Come non dimentichiamo (e come si potrebbe?) l’azione imponente della Guardia di finanza che su ordine della Procura, a febbraio, bloccò la sede centrale di Veneto Banca con 120 finanzieri, per un’indagine che è stata prolungata perché ancora oggi non ha portato a nulla di così concreto da giustificare quella azione così eclatante. Ci sono ancora capitoli non scritti su questa vicenda e, come la vita insegna che nulla è definitivo, così anche le inattese dimissioni in questione?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:23