I giochi tossici   della finanza

Gli andamenti dei mercati finanziari sembrano sfuggire a qualsiasi razionalità come invece dovrebbe essere secondo l’approccio razionale agli stessi che è stato rivestito di verità sacrale dall’Accademia e dai media. In questo modo i mercati finanziari, assumendo la qualifica di razionali, sono stati fatti diventare qualcosa di asettico ed indipendente dall’uomo, entità che vivono di una loro vita propria indipendente dalle scelte dell’uomo, che comunque è ben presente nei processi decisionali che orientano i mercati. I media ormai usano fare riferimento nelle loro cronache a come reagiranno, o come si comporteranno i mercati finanziari...; affidando ad essi un’apparente entità magica un ruolo di “essere” superiore in una sorta di magia, come se si trovassero con Alice nel paese delle meraviglie. I mercati non sono entità astratte e magiche ma sono gli uomini che operano dentro i mercati che fanno i mercati spingendoli verso gli obiettivi che si vogliono perseguire.

La finanza si è staccata dal mondo reale misurabile quando nel 1971 di colpo Nixon, su indicazione di Volcker, staccò il valore del dollaro dal controvalore reale dell’oro; in sé la moneta non ha valore se non ha un controvalore reale, rimane sterile come l’avrebbe definita Tommaso D’Aquino. Da quel momento il mondo dell’economia è cambiato lasciando lo spazio alla finanza e il principio di economicità a lungo tempo è stato sottomesso al principio di liquidità in una logica di breve tempo alterando tutti gli schemi su cui era stato costruito lo sviluppo del dopoguerra. Quella decisione fu lo spartiacque definitivo tra l’economia come era stata intesa dai grandi socio-economisti per diventare un gioco matematico in cui ogni bene reale, compreso l’uomo diventano, innaturalmente, algoritmi misurabili. Da quel momento le crisi finanziarie hanno cominciato l’opera di devastazione sociale allungandosi sempre più nel tempo e diventando sempre più profonde.

Siamo di fronte ad un nuovo ciclo espansivo sempre più ampio e profondo o ad una super bolla speculativa? Come sempre lo sapremo dopo. La finanza diventa progressivamente un potere sempre più alto, un’energia che persegue i suoi scopi e diventa il vero scontro per la realizzazione di un dominio geopolitico; l’esercizio di questo potere nei mercati è funzionale ad indebolire i debiti sovrani tramite la manipolazione del valore degli scambi, l’uso di indicatori - spread, rating - privi di scientificità e strumenti tossici - derivati, sub-prime, otc - volutamente mai regolamentati. Le guerre moderne si fanno con la finanza; ma può essere un potere così grande senza responsabilità? Da allora si è andato definendo un mondo infinito di speculazioni e scommesse che ogni giorno mandano in fibrillazione le borse con andamenti erratici. Il valore azionario di un’impresa o di una banca può variare da un giorno all’altro da un – 25 % ad un + 30 % - si veda il MPS - senza una logica che consenta di capire che cosa è successo al valore reale del sottostante in una sorta di gioco impazzito. Allo stesso modo assistiamo ad andamenti incomprensibili, apparentemente, del prezzo del petrolio – oggi ai minimi - , del prezzo dell’oro – oggi anche quello ai minimi – , delle materie prime – anche queste ai minimi - rispetto a quello di un super-dollaro rispetto all’euro che non sembrerebbe giustificato da un economia perennemente in affanno. Ma è possibile che i valori di tali beni e monete possano essere interpretati singolarmente ed al di fuori di un sistema in cui alcuni sono variabili dipendenti – oro, petrolio , euro , materie prime ..- ed uno – il dollaro - sia al momento la variabile indipendente? Proviamo a costruire una logica di interpretazione dei fatti e delle possibili correlazioni.

Nel momento in cui cessa la convertibilità in oro del dollaro - 1971 - i volumi monetari generano un processo inflattivo che si estenderà anche ad altri Paesi come il nostro. La necessità di creare una domanda all’eccesso di dollari stampati senza più vincoli porta alla creazione del petrodollaro: il petrolio viene pagato solo in dollari e viene alzato il prezzo al barile (da 1,40 dollari passerà a 40 dollari al barile e sul nostro Paese si scatenerà la tempesta). Da quel momento il prezzo ed i volumi di petrolio venduti diventeranno in funzione della stabilità del dollaro e la loro interconnessione continua fino ad oggi ma lo scenario è cambiato e rende molto più instabile la tenuta della valuta Usa. Il predominio della finanza ed il perseguimento del principio di liquidità ha portato alla finanziarizzazione dell’economia reale e tutto in funzione di massimizzare la liquidità a breve. Il percorso di delocalizzazione ha trasformato gli Usa riducendo drasticamente l’attività manifatturiera a vantaggio dei servizi, crolla l’occupazione nel settore manifatturiero ma aumenta quella nel settore dei servizi; il perseguimento di tale strategia cambia completamente la composizione del Pil degli Usa. La manifattura crolla all’11 per cento del Pil ed i servizi e la carta sono al 22 per cento del pil; senza manifattura non si produce ricchezza e solo con la finanza si concentra la ricchezza più rapidamente a scapito dell’uguaglianza, della disoccupazione, della povertà, del degrado morale insomma della devastazione sociale.

La bolla scoppiata nel 2008 ma preparata da decenni di speculazione e deregolamentazione in un Paese che ha solo la monocultura della finanza finisce per aggravare la malattia, così si cura il drogato aumentando le dosi e via con la trappola del Quantitative easing che immette liquidità in un sistema che senza manifattura non può crescere. I danni e la loro evidenza non tardano a farsi vedere così aumenta la liquidità ma il Pil resta al palo.

Se la massa monetaria cresce senza una vera contropartita reale il rischio di una sua svalutazione diventa possibile anche perché gli equilibri di geopolitica sono profondamente cambiati; diventa necessario operare sui mercati per sostenere una massa monetaria che si allontana sempre più da un possibile valore reale e rende manifesta la debolezza del paese. Al fine di sostenere la valuta non è possibile permettere un suo sganciamento dal petrolio quindi si vengono a formare curiose correlazioni nei prezzi del petrolio e nel controvalore del dollaro: quando questo si indebolisce il prezzo del petrolio sale e viceversa.

Il picco del petrolio avviene nel 2008 esattamente nel momento in cui si indebolisce il dollaro rispetto all’euro quasi a 1,5, oggi è il contrario ad un prezzo basso del petrolio corrisponde un dollaro forte che non è giustificato dalla sua tenuta nell’economia. Il debito complessivo - pubblico e privato - raggiunge ormai i 64mila miliardi di dollari ed il Pil non si schioda dai 17mila miliardi di dollari. Un debito pari a quattro volte un fatturato che fatica a crescere, un’impresa sarebbe tecnicamente fallita ; ma quanto vale la incontrollabile massa monetaria? Quali e quante sono le riserve che la Fed dovrebbe avere in oro?

Sembra un gioco fatto sulla corda di un equilibrio sempre più instabile, la medesima correlazione avviene con la variazione del prezzo dell’oro che sembra segua una sua linea sempre più lontana dal quello che dovrebbe essere considerato un bene rifugio come dimostra la sua altalena nello scorso anno. L’oro aumenta nel gennaio dello scorso anno - 2015 - con i venti di guerra dell’attentato a Parigi e con lo scontro della finanza sul rublo per indebolire Putin - 1310 $/oncia - poi improvvisamente si sgonfia e come le montagne russe sale e scende - 1190 $ nel settembre 2015 - senza una logica apparente dimostrando ancora una volta quanto i mercati finanziari siano ben lontani dall’essere razionali ma siano guidati da interessi interni staccati dai valori dei beni reali e dalle loro quantità. In ottobre tutto sembra esplodere ancora a Parigi ma anche in Siria, nel Medio Oriente, le rivolte indomabili dell’Isis, tutto sembra volgere al peggio addirittura la Rbs suggerisce di vendere, le nostre banche saltano come i birilli ma il prezzo del primo bene rifugio prima sale - solo a 1180 $/oncia - poi scende al minimo - 1000 $/oncia - mentre il dollaro si rafforza e diventa quasi alla pari con l’euro. Il suggerimento del mercato sembrerebbe essere quello di comperare dollari e vendere oro ma è sempre un gioco di specchi; intanto i certificati di deposito di oro sono un multiplo della quantità reale che dovrebbero rappresentare , ma tanto chi controlla? Le vendite di oro anche simulando operazioni virtuali con derivati contribuiscono a tenere basso il prezzo dell’oro ed a sovrastimare la valuta usa. Ma fino a quando questo apparente gioco ad incastri può durare? Fino a quando sarà possibile nascondere le verità che sembrano sempre sfuggire alla nostra comprensione?

Il gioco non può durare a lungo perché non c’è una strategia valida che lo può sostenere nel lungo tempo ma sono solo operazioni di breve tempo; si può ipotizzare che se comincia ad indebolirsi il dollaro il prezzo del petrolio è destinato ad aumentare esattamente come quello dell’oro contro tutte le previsioni fatte dagli analisti? Non possiamo che aspettare che i giocatori di questa partita, come si dice nel poker, vadano a vedere e non passerà molto tempo.

 

(*) Professore ordinario di Programmazione e Controllo - Università Bocconi

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28