Caso Veneto Banca,   siamo alle ritorsioni!

La sconcertante notizia apparsa sul “Il Gazzettino” di Treviso (“Soldi a Schiavon: indagine interna”) è la più evidente espressione della preoccupante etica che connota gli attuali gestori di Veneto Banca (con i dovuti distinguo). L’annuncio dell’indagine interna sulla mia persona con la promessa di darne immediata comunicazione a Bce, a cinque giorni dall’assemblea, null’altro è che un inquietante “avvertimento” trasversale, la cui valenza, anche penale, sarà oggi stesso sottoposta all’attenzione degli inquirenti e dei regolatori, in quanto strumentale ad influenzare il paventato esito delle votazioni nell’assemblea del 5 maggio. Dunque, esso è un gravissimo atto che, ancora una volta, si pone sul solco del tradizionale problematico modus operandi di questo Cda. Una ritorsione vera e propria per ciò che l’Associazione, mio tramite, sta facendo e portando alla luce.

Basterebbe considerare che nel settembre 2013 (quando sarebbe avvenuta l’erogazione del contributo non al Tribunale, comunque, bensì a Fondazione Treviso Giustizia, e non, comunque, da Veneto Banca, ma da Fondazione Veneto Banca) io ero già andato in pensione da più di un anno: precisamente dal 25 giugno 2012!!!

Erogazione di contributi durante la mia gestione non ne sono mai state effettuate! Perché, dunque, Bolla e company hanno diffuso questa falsa notizia? Perché ero stato io (nel 2012) che avevo avviato (con la collaborazione di alcune fondazioni bancarie, della Camera di Commercio e della Provincia) un virtuoso programma per la costituzione di una Fondazione che potesse eventualmente finanziare piccoli progetti di interventi migliorativi all’interno del Palazzo di Giustizia, con massima trasparenza e soddisfazione di tutti gli operatori e dei sindacati, e perché il superficiale e disattento indagatore del trio Bolla–Carrus–Benvenuto (suppongo), avendo rilevato l’erogazione dell’unico contributo effettuato (comunque - ripeto - da Fondazione Veneto Banca e non da Veneto Banca) alla Fondazione Giustizia (e non al Tribunale), ha creduto che essa fosse stata effettuata durante la mia presidenza dell’ufficio giudiziario. Un falso tanto clamoroso, quanto malizioso e strumentale.

Questi comportamenti altro non sono che vergognosi atti ritorsivi, diretti ad inventare ogni mezzo, anche il più subdolo, per tentare di infangare i presunti avversari e chi sta smascherando le malefatte dei gestori e le loro ingordigie occupatorie. Ed è anche probabile che la presenza in Cda di un ex magistrato preoccupi un po’ coloro che forse confidano nella continuità gestoria per occultare ad oltranza le loro opacità operative. E proprio questo modus operandi, sempre allusivo e pronto a ripicche, a rivalse ed a velate ritorsioni sta preoccupando non poco i tanti imprenditori “affidati” che vorrebbero votare per la lista suggerita dalle Associazioni; hanno paura di essere scoperti e di subirne le conseguenze: come dar loro torto? È con queste persone che Bce pensa di recuperare la “fiducia” che, un po’ alla volta si sta sgretolando intorno a Veneto Banca, e riconquistare il mercato?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:22