Luce e lampadine: gioco dell’innovazione

Il 7 novembre del 2009, sul “Corriere della Sera”, Michela Proietti ha scritto un articolo sulla luce che inizia dicendo “Il designer tedesco Ingo Maurer, sulla questione, ha intrapreso la sua crociata “passionale”. Lo scorso aprile, durante “Euroluce” 2009, il designer ha scandalizzato i più composti con l’“Euro Condom”, una provocatoria guaina di gomma opaca da sovrapporre al bulbo di una vecchia lampadina incandescente, “per proteggersi dalle normative stupide”. Le normative sono quelle stabilite dalla Ue, che entro il 2016 trasformeranno in oggetti di modernariato le lampadine incandescenti ritenute troppo inquinanti, messe al bando per lasciare il mercato libero a lampade fluorescenti e Led, “briciole” di semiconduttori luminosi”.

L’evoluzione delle lampadine c’è stata e il designer non poteva che avere torto, perché la tecnica, con la scienza che l’alimenta e le idee innovative che la creano, non può che vincere. Ma mentre tecnici, mercanti e, soprattutto, politici burocrati gongolano per il successo, tutti ignorano che ci sono imprese, ricercatori e inventori che, vivaddio, pensano e realizzano cose nuove - spesso rivoluzionarie - che la ricerca ufficiale, il “mainstream”, ignora. Infatti, il 20 giugno mi è giunta la seguente notizia “Return of incandescent light bulbs as MIT makes them more efficient than LEDs (The Telegraph). Researchers at Mit have shown that by surrounding the filament with a special crystal structure in the glass they can bounce back the energy which is usually lost in heat, while still allowing the light through”. Mi sono allora ricordato del principio, che ho cominciato a usare dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso - quand’ero responsabile delle strategie di una grande impresa - principio inventato dalla 3M, “Squadra vincente si cambia” perché se non lo fai tu, che hai in mano il mercato, lo farà un tuo concorrente buttandoti fuori. Questo pone molti problemi: alle imprese coinvolte, all’occupazione, al consumo di risorse (i prodotti vecchi vanno al macero, l’energia usata si riduce), ai Paesi che si basano su tecnologie convenzionali e alla struttura del mercato. Insomma c’è chi guadagna e chi perde, le ideologie vanno in tilt: guadagnano alcuni consumi e alcuni risparmi. In ogni caso le ideologie vanno dimenticate e i bilanci del più e del meno, dei costi e benefici sono gli unici che contano: l’importante è che la società, le imprese e chi lavora trovino spazi per andare avanti in un mondo più avanzato e pertanto nuovo, non come lo intendono i politici fatto di regole nuove, ma come lo costruiscono i costruttori di strumenti e di idee.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:27