Cairo e Bonomi,   fase finale

Di rilancio in rilancio il confronto tra l’editore piemontese Urbano Cairo e l’imprenditore milanese Andrea Bonomi va avanti con un occhio sulle quotazioni di Borsa dei due gruppi. Alle offerte di scambio (Ops) lanciate dall’editore de La7, la cordata guidata da Investindustrial e composta da Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Della Valle ha ufficializzato una nuova offerta (Opa) che alza l’asticella del prezzo sul gruppo che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.

Come andrà a finire? La partita dovrebbe chiudersi entro la settimana, anche se le turbolenze di Piazza Affari impediscono di avere un preciso quadro di riferimento. Sul piano tecnico per ora sembra che la cordata Bonomi abbia un margine di vantaggio anche perché l’offerta di Urbano Cairo (oltre ai settimanali c’è la proprietà del Torino calcio) è legata all’andamento delle Borse. Secondo alcuni ambienti finanziari milanesi Cairo avrebbe una carta di riserva da giocare per divenire il maggiore azionista del gruppo Rcs. Si tratta della presenza di un partner disponibile a sottoscrivere una parte dell’aumento di capitale della Cairo Comunication per un valore di 70 milioni. E sarebbero quelli che servono per la ricapitalizzazione di Rcs Mediagroup. In questo momento le quote dei principali soci Rcs sono: Diego Della Valle con il 7,32 per cento, Mediobanca con il 6,25 per cento, Cairo con il 4,72 per cento, Finsoe con il 4,60 per cento, i cinesi di China National Chemical corporation con il 4,43 per cento, Intesa San Paolo con il 4,59 per cento, l’imprenditore Paolo Rotelli con il 3,48 per cento, Vanguard International Explorer Fund con il 2,30 per cento e azioni proprie per lo 0,88 per cento. Per ora il Consiglio di amministrazione di Rcs ha bocciato l’ipotesi Cairo non ritenendo “congruo il corrispettivo dell’Ops incrementato per tutti i possessori di azioni Rcs”.

Il Cda Rcs, nominato circa un anno fa dai soci Mediobanca, Fca, Della Valle, UnipolSai, Pirelli e Intesa Sanpaolo, ha criticato alcuni elementi del pacchetto Cairo. Il tempo dei rilanci termina venerdì prossimo. Poi ci saranno altri dieci giorni per le decisioni finali. Un caso complesso avendo i soci storici in mano il 22,6 per cento delle azioni e nessuna intenzione di vendere. Anzi Bonomi con Mediobanca, Della Valle, Pirelli e Unipol stanno mettendo sul piatto 40 milioni in contanti per chiudere la partita. Per ora, quindi, non si parla del piano industriale riguardante il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport che devono far fronte alla fusione del gruppo Espresso con la Stampa di Torino e il Secolo XIX e al rafforzamento della Caltagirone editore (Messaggero, Mattino di Napoli e Gazzettino di Venezia). Sullo sfondo c’è la questione debiti. Per ora è stato presentato un documento preliminare d’accordo con le sei banche creditrici.

I conti del primo trimestre Rcs si sono chiusi con una netta riduzione delle perdite da 35,2 milioni del 2015 a 22 milioni del marzo 2016. L’amministratore delegato di Rcs Laura Cioli ha spiegato che l’accordo con le banche prevede una proroga della scadenza del debito al 2019 e non sono previsti meccanismi che facciano scattare l’aumento di capitale. C’è l’obiettivo del ritorno all’utile a fine 2016 anche in conseguenza dei passi avanti compiuti dall’ultimo piano industriale. Le efficienze dovrebbero, a questo punto, superare il target di piano a quota 50 milioni. A complicare l’operazione 4 contro uno ci sono le turbolenze dei mercati con le oscillazioni del titolo Rcs e di Cairo Communication, le incertezze del valore dei con-cambi, le proiezioni economico­-finanziarie di chiusura del primo semestre 2016 e i traguardi al 2018.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:19