Cavallaro (Cisal) a proposito di Brexit

mercoledì 29 giugno 2016


Il sì inglese alla Brexit riflette il disagio economico e sociale causato da strategie errate, vicine alla finanza e lontane dal popolo. Monito grave per l’Europa, impone misure urgenti a favore di lavoro e sviluppo. “L’Unione non potrà sopravvivere di sola finanza, né di politiche puramente monetariste. È ormai indispensabile una rapida inversione di tendenza in direzione del lavoro, della crescita e dello sviluppo economico, mai disgiunta da politiche sociali omogenee e inclusive”.

È quanto afferma Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, in merito all’esito del referendum dello scorso 23 giugno.

“Ora è inutile - continua Cavallaro - disquisire sulla reale consapevolezza degli elettori nello scegliere l’uscita dalla Ue o interrogarsi sul risultato di un analogo esperimento nel nostro Paese. Tuttavia, se la maggioranza degli inglesi ha detto sì alla Brexit pur non avendo sofferto, specie nei lunghi anni della crisi, ciò che ha sofferto e continua a soffrire l’Italia, è impossibile non soffermarsi sulle politiche sbagliate finora adottate dall’Europa e dai suoi massimi vertici. Non va in alcun modo sottovalutato che i cittadini italiani hanno non solo percepito, ma subìto un reale peggioramento delle proprie condizioni di vita. Le politiche di rigore, infatti, del tutto avulse da piani strategico/strutturali di investimenti produttivi, hanno pesato in modo drammatico sul nostro Paese. Basti pensare agli effetti delle cosiddette riforme pensionistiche, alle astruse soluzioni proposte dal Governo per porvi rimedio, al blocco delle assunzioni e dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, allo spaventoso carico fiscale che grava su cittadini e imprese e ai costanti tagli nella sanità. Senza citare il gravissimo fenomeno della corruzione e degli sprechi nella gestione delle risorse pubbliche. La classe politica europea - conclude il segretario della Cisal - non può permettersi, dopo la “lezione” inglese, di sopravvivere continuando con politiche asfittiche e soprattutto impopolari al punto da screditare l’idea stessa di Europa e le sue antiche tradizioni sociali”.

 


di Redazione