Strada del collettivismo e Banche centrali

Da dieci anni a questa parte le principali Banche centrali hanno instaurato un aggressivo regime di espansione monetaria senza eguali nella storia spacciandolo per stimolo economico. Tale regime è stato caratterizzato, in una prima fase, dall’acquisto di bond governativi e dalla soppressione dei tassi di interesse. Gli extra trilioni unità monetarie emesse in dollari, Euro e Yen creati fino ad oggi hanno inflazionato le Borse puntellandone i prezzi per dare l’illusione di prosperità. Nel complesso, chi ha beneficiato di questo regime sono stati i detentori di cospicui portafogli azionari in grado di fornire le garanzie per indebitarsi a costi risibili e arricchirsi sempre di più. Nel contempo sono aumentati i debiti dei governi che, non in grado di generare reddito per ripagarli, sono sempre più insolventi. Di conseguenza hanno scaricato le loro inefficienze sulla pressione fiscale. In conclusione, invece di stimolare la crescita economica, il regime espansionistico delle banche centrali l’ha depressa e se la ricchezza decresce ma alcuni diventano più ricchi significa che altri devono necessariamente diventare più poveri. Questi “altri” sono coloro privi della ricchezza finanziaria suscettibile di aumentare grazie alle manovre espansive, cioè tutti i componenti della classe media, l’universo delle piccole e medie imprese, insomma i principali attori dell’economia reale.

Invece di prendere atto del fallimento della loro politica, le banche centrali hanno inaugurato una seconda fase, più aggressiva e temeraria: l’acquisto e monetizzazione di azioni, obbligazioni e fondi di investimento privati. Leader in questa pratica è stata la Banca centrale giapponese (BoJ) che, con acquisti massicci e frenetici, ha praticamente nazionalizzato il mercato obbligazionario e la Borsa giapponese. Praticamente la Boj oggi possiede quasi tutto il mercato finanziario. Quello tradizionale, fatto di domanda e offerta, non esiste quasi più.

La Banca centrale europea (Bce), dopo l’esito disastroso di quasi due anni di Quantitative easing, pare voglia seguire questo esempio. Quest’anno, la Bce ha finora “stampato” quasi 600 miliardi di Euro e il Pil dell’Eurozona è aumentato di… 31 miliardi. Ossia la creazione di un Euro di Pil ha richiesto un’espansione monetaria di 18,7 Euro. Quindi, come già anticipato in articoli precedenti, gli 80 milioni di euro di acquisti mensili della Bce sono stati solo spreco. Un risultato davvero imbarazzante per una banca centrale. La quale, per nulla turbata, si è allineata alla politica della BoJ ma facendo di peggio. Dal mese di giugno ha aggiunto alla sua shopping list obbligazioni, classificate da S&P e Moody’s come junk bonds. Il grave è che non le ha comprate nel mercato secondario, ma direttamente dalle società emittenti, come fosse un investitore qualsiasi (vedi: The Wall Street Journal – “Seller’s Paradise: Companies Build Bonds for European Central Bank to Buy”) e non solo da società europee ma anche di filiali europee di società estere. Dunque, la Bce assicura a società ad alto rischio il vantaggio competitivo, rispetto alle concorrenti, di finanziamenti diretti ed a basso costo evitando loro di passare per le forche caudine del mercato. Un fatto grave, senza precedenti.

Quando le banche centrali comprano titoli privati sono guidate da motivazioni diverse rispetto agli investitori tradizionali: questi cercano un rendimento per il loro capitale compatibile con il prezzo pagato e il rischio; quelle si intromettono nei mercati per comprare titoli e gonfiarli a livelli pericolosi. Il rischio di monetizzare junk bonds che possono evaporare in una crisi tipo 2008 è elevatissimo. Cosa farebbe la banca centrale in tal caso? Dovrebbe emettere altri trilioni di liquidità per riequilibrare il suo bilancio fasullo, distruggendo nel contempo la valuta che emette.

Siamo assistendo ad un cambiamento di paradigma che richiede una riflessione e più attenzione di quella che si riceve dai media. Quello che stanno facendo è a dir poco folle. Non vi è alcuna ragione per cui le banche centrali debbano possedere titoli obbligazionari e azionari privati; non sono state create per questo e non ne sono gli acquirenti legittimi. Non sono state istituite per acquistare e sostenere i prezzi di obbligazioni e azioni, ma per essere prestatori di ultima istanza delle banche commerciali nel caso di corse agli sportelli durante le crisi. Invece si stanno sostituendo ai mercati, la cui funzione è di fissare i prezzi e di allocare le risorse in modo efficiente, il che può avvenire solo in un regime concorrenziale e non in quello monopolistico o lobbistico che stanno alimentando.

Qui siamo in presenza di attori extraeconomici, le banche centrali, che stimolano lobbismo e azzardo morale sovvenzionando in modo arbitrario società a rischio e sottraendo credito a quelle efficienti. Che differenza c’è, oggi, tra una banca centrale e un hedge fund speculativo? Una soltanto: quest’ultimo non si crea il denaro dal nulla per acquistare titoli. Per tale motivo la banca centrale, oggi, rappresenta la versione più estrema e pericolosa di hedge fund. Roba che dovrebbe far impallidire la commissione antitrust così preoccupata delle distorsioni di mercato provocate dall’elusione fiscale. La distorsione dei mercati che le banche centrali provocano è sistematica e globale. È vero che in Europa esiste la Corte di Giustizia che non si è ancora accorta di tali aberrazioni, ma quali sono i governi in grado di denunciare tali “misure straordinarie” se ingenuamente credono ancora che rappresentino la loro salvezza mentre prefigurano uno scenario totalitario? Immaginiamo che una banca centrale acquisti, senza limiti, azioni e obbligazioni diventando azionista e creditore di riferimento delle aziende obiettivo: è logico che potrà imporre direttori, consigli di amministrazione, indirizzare politiche di investimento e così via, senza riguardo al mercato. Al limite queste aziende potrebbero essere perennemente passive perché protette dalla banca centrale.

Le banche centrali sono diventate “intoccabili” e operano in questo modo per due motivi: in primo luogo, la generale mancanza di consapevolezza e di interesse da parte del pubblico in ciò che fanno; in secondo luogo, l’immunità di cui esse ed i loro membri godono da praticamente tutte le forme di ricorso legale. Sono al di sopra della legge, dei parlamenti, delle giurisdizioni nazionali e non rispondano a nessuno. Si pensi a questo: oggi, insieme, possiedono 25 trilioni di dollari di attività finanziarie, il 35 per cento del Prodotto interno lordo mondiale, possono acquistare e monetizzare tutto quello che vogliono fino ad arrivare a possedere aziende e quindi i mezzi di produzione.

La strada del collettivismo attraverso le banche centrali è uno scenario possibile. Nessuno fino adesso ci ha pensato, ma è il caso di rifletterci sopra.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26