Bilancia commerciale:   i numeri e le favole

A beneficio dei sovranisti e dei nostalgici della liretta delle svalutazioni competitive, l’Italia dell’Euro è ai massimi per ciò che concerne l’avanzo commerciale. Malgrado il presunto complotto ordito contro la nostra economia da eurocrati, multinazionali, agenzie di rating asservite al potere finanziario, rettiliani, annunaki e quant’altro, nel 2016 abbiamo raggiungo il massimo storico nel surplus della bilancia commerciale, con un attivo di 51,6 miliardi di euro.

Escludendo la componente energetica, che da sempre rappresenta una pecca per un Paese povero di materie prime e ricco di ambientalisti e antinuclearisti con la pancia piena, il saldo positivo tocca i 78 miliardi. Mentre nei riguardi dei Paesi dell’Unione europea, nonostante la bieca concorrenza dei merkeliani, vantiamo un più 11,7 miliardi di attivo. Secondo l’Istat, da quando esistono le serie storiche, ossia dal 1991, non era mai stato raggiunto un tale livello, con una crescita di oltre undici punti rispetto al 2015.

Tutto ciò, al di là delle chiacchiere da bar, dimostra che le nostre aziende esportatrici, nonostante una pressione fiscale e burocratica proibitiva, continuano ad essere molto vitali, mantenendo un ottimo livello di competitività complessiva. Per quanto riguarda la tanto bistrattata moneta unica, che ci garantisce un grande mercato europeo e la necessaria stabilità sul piano mondiale, occorre inoltre ricordare che da quando l’abbiamo adottata il nostro interscambio commerciale è cresciuto ininterrottamente, così come dimostrano numeri e grafici. Numeri e grafici che da sempre rappresentano i nemici principali dei nostri numerosissimi imbonitori da circo che pullulano nella sfera politica. Personaggi dalla spiccata propensione a raccontare favole che, con la nascita di un altro partito lunare come il Movimento 5 Stelle - in cui dominano complottisti e “No-Euro” viscerali - hanno ampliato notevolmente i loro territori di caccia, sparando a mitraglia raffiche di sciocchezze ai danni di un popolo in cui prosperano analfabeti funzionali e sprovveduti di ogni genere.

Secondo quel gran liberale che fu Luigi Einaudi, per deliberare occorrerebbe prima conoscere. Conoscere in primo luogo la realtà dei citati numeri, i quali come è noto hanno la testa molto dura, prima di esprimere teorie fantasiose e soluzioni miracolistiche che lasciano veramente il tempo che trovano.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26