2018: la grande stangata

venerdì 14 luglio 2017


Che l’Italia stia messa molto male, indipendentemente dalle frottole che propinano alla gente, è chiaro come il sole; meno chiaro è il conto che la Ue prima o poi ci farà pagare.

Insomma, non si pensi nemmeno lontanamente che tutta questa bonomia europea nel concederci in continuazione un po’ di flessibilità non arrivi al pettine. In buona sostanza gli ipocriti d’Europa, che fanno il paio con quelli nostrani, prima concedono e poi aspettano al varco. La domanda dunque è una sola, quando e come si manifesterà questo varco? Il conto arriverà dopo le elezioni in Germania che con certezza quasi assoluta vedranno Angela Merkel trionfare. Al trionfo della Merkel, oltretutto, seguirà dopo una manciata di mesi quello della Bundesbank, che porterà Jens Weidmann a sostituire Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea. Dunque, tra la fine di quest’anno e quella del prossimo, la Germania si ritroverà con il dominio assoluto sull’Ue. Sia chiaro, tecnicamente i tempi per il cambio alla Bce saranno un po’ più lunghi, ma sappiamo che, come accadde per Draghi, la nomination ufficiale arriverà molto prima della scadenza regolamentare. Del resto, nessuno dimenticherà che all’inizio del 2011 con Jean-Claude Trichet ancora in sella alla Bce le linee guida furono tracciate dal “Draghi pensiero”, ufficialmente candidato a succedergli.

Ecco perché nel corso del 2018 ci ritroveremo Angela Merkel più forte che mai e Jens Weidmann pronto a indirizzare la nuova linea dell’Eurotower. In un quadro così e con Emmanuel Macron accarrozzato alla Germania, è facile immaginare cosa ci accadrà in termini di conto da pagare. Verranno messe all’incasso tutte le flessibilità concesse, tutte le tolleranze sul debito, tutte le indulgenze sulle banche e sulla fiscalità. Sarà, insomma, presentata dalla Ue una fattura dei costi conseguenti e conseguiti alla gestione dei tre anni di Renzi, uno di Gentiloni e quattro di Padoan. Ecco perché chiunque si insediasse al governo in Italia nel prossimo anno si ritroverebbe a gestire una “Finanziaria” 2018 da paura.

Insomma, una stangata pazzesca nella quale sarà necessario coprire e compensare tutte le ipocrisie sui conti, sulla salute economica, sulla revisione della spesa annunciata in questi anni. Per non parlare poi se tutto ciò accadesse, come è possibile, con al governo una coalizione alternativa e non subdola e sottomessa, come quella di centrosinistra. Per farla breve, si annunciano anni non difficili, ma difficilissimi per noi. Per questa ragione è importante più che mai che al governo ci sia nel 2018 una maggioranza forte, coesa, capace e dotata di gente con grandi attributi. Va da sé che se così non fosse, e la puzza di bruciato in questo senso purtroppo non manca, ci ritroveremmo a soccombere del tutto, ridotti allo stato di colonia franco-tedesca. Saremmo obbligati a imporre sacrifici fiscali enormi, a partire dalle patrimoniali, così come a irrigidire ulteriormente previdenza e spesa pubblica. Insomma, obbligati a fare tutto ciò che non è stato fatto per anni in cambio della flessibilità e della tolleranza sui conti.

Ecco perché servirà nel 2018 un Governo forte, sostenuto da una maggioranza altrettanto forte, perché il confronto, anzi lo scontro, che si annuncia con l’Europa sarà esplosivo. Per questo tergiversare su una legge elettorale che consenta maggioranze chiare, ampie e omologhe, potrà davvero esporci a un rischio inimmaginabile; del resto i mercati lo sanno bene e non aspettano altro.


di E. Rossi e A. Mosca