Airbnb: “L’Italia ci discrimina, una tassa solo per noi”

Il ricorso al Tar contro le norme sugli affitti brevi “è un atto dovuto, un passaggio formale”. Così, intervistato da Repubblica, parla Chris Lehane, ex consigliere di Bill Clinton ora responsabile dei rapporti istituzionali di Airbnb, la start up madre delle app per la condivisione di case. “Il nostro approccio è sempre stato il dialogo, questa azione non è in nessun modo alternativa allo spirito del tavolo con il ministero dell’Economia. Ma bisogna poter discutere con serenità, senza il vincolo che la legge debba per forza scattare la settimana successiva”, precisa. “Così come formulata la legge non funziona”, afferma. “L’idea di spostare la responsabilità del prelievo a piattaforme come la nostra è stata subito ribattezzata ‘Tassa Airbnb’, già questo la dice tutta. È così discriminatoria che di fatto si applica solo a noi, escludendo piattaforme simili”. Sul fronte della raccolta delle tasse e della trasmissione dei dati al Fisco “siamo disposti a fare la nostra parte con responsabilità. Il lavoro portato avanti con Genova, Milano e altre città per l’imposta di soggiorno è la strada da seguire”. Quanto alla web tax, l’ipotesi di tassare il fatturato delle società digitali, Lehane sottolinea che Airbnb rispetta “le regole” e versa le imposte “così come previsto dalle legislazioni dei paesi” in cui opera. “Sebbene un’armonizzazione sarebbe auspicabile”, aggiunge, “credo che le nuove regole italiane in materia di corporate tax basate sull’idea di fisco più amico, che prevedono la possibilità di sottoscrivere accordi ad hoc siano la strada giusta”.

Aggiornato il 25 settembre 2017 alle ore 11:36