Tim, Calenda: “Golden power equilibrata”

lunedì 16 ottobre 2017


Una golden power “equa ed equilibrata, non punitiva”, senza immaginare lo scorporo di Sparkle da Tim. Così il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda - intervenendo ieri a “Mezz’ora in più” su Raitre - conferma che oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri, oltre alla manovra, ci saranno anche le prescrizioni sui poteri speciali del Governo. “È superiore interesse nazionale avere una rete neutrale” la cui strategicità travalica la telefonia, spiega Calenda, che aggiunge: “credo che vadano separate le due società. Dopodiché la proprietà può essere anche la stessa purché si rispettino determinate norme”. Per questo il ministro ha scritto all’Agcom “chiedendo di studiare, come ha fatto l’Inghilterra, quali sono i possibili benefici e rischi dal non avere una rete separata dal punto di vista societario, non dal punto di vista della proprietà”. E ribadisce: “non mi interessa punire l’investitore straniero”, ma “quando si viene in un Paese si devono rispettare le regole di quel Paese”, a cominciare da quella, contestata, della mancata comunicazione del controllo societario, che comporterebbe una sanzione. Tutti temi che il ministro affronterà nel primo incontro con il nuovo amministratore delegato di Tim Amos Genish, che vedrà in settimana. Esclude invece, almeno al momento, un ruolo della cassa Depositi e Prestiti nella vicenda e, soprattutto, un suo ingresso in Tim.

“Non è all’ordine del giorno” dice, e “non penso che adesso il tema sia se Cdp deve comprare la rete”. La prossima settimana o all’inizio della successiva intanto, si riunirà anche il cda di Tim per approvare la joint venture con Canal+ ed inevitabilmente farà il punto sulla governance. La strategia, che ora è in mano a Genish, prevede innanzitutto la trasformazione di Tim in una Digital Telco ma anche, come ha detto lo stesso amministratore delegato, “continuare a investire nella nostra copertura ultrabroadband per supportare l’evoluzione della società Gigabit”.

Altro caposaldo è la convergenza, affiancando alla connettività la produzione di video e contenuti multimediali e in questa direzione andrebbe la creazione della joint venture con Canal+ (il term sheet firmato quest’estate prevedrebbe una governance con gli italiani all’80% e i francesi al 20%), per occuparsi “di produzioni e co-produzioni, sia italiane che internazionali, nonché dell’acquisizione di diritti, anche sportivi”. Ma al di là degli obiettivi industriali in molti hanno letto un viatico per un accordo con Mediaset, l’altro dossier caldo su cui è impegnata Vivendi.


di Redazione