Ridurre il debito pubblico per non venire commissariati

Quelli di Monti, Letta, Renzi e Gentiloni sono governi di sinistra statalista, mai eletti da nessuno degli italiani. Attraverso la legge di bilancio, essi remunerano chi - come loro - vive di Stato, miracolati nel mercato “protetto” e viziato. Essi dissipano i nostri soldi, e mai taglieranno o taglierebbero la spesa pubblica che, al contrario, da loro essi è ampliata a dismisura.

Se, come si prevede, gli italiani finalmente chiamati alle urne, voteranno in direzione altra e opposta, si dovrà e potrà rimettere mano ai conti pubblici, non prima di aver chiesto e messo in atto restituzioni e risarcimenti in capo ai responsabili dello sfacelo. È certo infatti il commissariamento europeo alla fine del 2018 e, al più tardi, all’inizio del 2019, “grazie” agli odierni campioni sinistri. Il problema sarà dunque il poter dimostrare e ottenere la fiducia relativamente alla sostenibilità del nostro debito pubblico.

L’Italia ha 2300 miliardi di euro di debito corrente, che è aumentato la bellezza di 100 miliardi solo quest’anno. Il nostro Paese ha tra i 300 e i 400 miliardi di patrimonio (concessioni, azioni, immobili, ecc.) disponibile e utilizzabile al fine di ridurre il volume complessivo del debito, che diverrebbe così di 2000 o 1900 miliardi, una cifra non troppo lontana dal cento per cento del Pil - mentre adesso è del centotrenta per cento; una percentuale insostenibile e fuori parametro dato il mancato aumento del Pil.

Procedere a ridurre il debito pubblico italiano di almeno 300 miliardi diluendo l’operazione in un biennio o triennio, sortisce l’effetto 1) Della minore possibilità di speculare dall’esterno al ribasso, soprattutto una volta finito il “cappello” protettivo dato dal Quantitative easing della Banca centrale europea; 2) Del risparmio sulla spesa annuale per interessi di circa dieci e più miliardi utilizzabili in investimenti e detassazioni in grado di rafforzare la nostra ripresa; 3) Il nostro Paese sarà più affidabile e la valutazione esterna, ad esempio il rating, aumenterà beneficiando il nostro sistema finanziario e bancario, determinando la ripresa; 4) Con una maggiore credibilità potremo avanzare la richiesta di una nuova Europa ponendoci a pieno e maggior titolo tra i Paesi forti della vecchia Unione; 5) Si smette di coinvolgere il patrimonio privato degli italiani, come ha scelleratamente fatto Monti, ai fini della riduzione del debito e si impone a Commissione e Consiglio europei l’impossibilità di fatto di un nostro commissariamento; 6) Il necessario passaggio della sinistra politica da parassitaria a producente qualcosa, avendo maggior tempo per dispiegarsi grazie al miglioramento del debito.

Non si può non convenire che le scelte politiche, sia di destra che di sinistra, debbano essere entrambe interessate a tale operazione, da intraprendere a favore e nell’interesse del Paese tutto.

Aggiornato il 31 ottobre 2017 alle ore 22:12