Fisco, tasse, tributi: l’esperto risolve

Puntuale anche questa settimana la rubrica del dottor Alfredo Annibali, commercialista di Roma, che settimanalmente risponde ai quesiti dei lettori in materia fiscale e tributaria. Il dottor Annibali vanta un’esperienza trentennale nel settore ed è anche Revisore legale e Perito del Tribunale civile di Roma. Domande e risposte per aiutare il contribuente a destreggiarsi meglio nell’intricato mondo del fisco.

Stanno arrivando numerose pec con allegate cartelle esattoriali. A nessuno fa piacere pagare e sono molte le domande sulla validità della procedura. Rispondo ad una per tutte, Ludovico da Roma. Mi è stata notificata una cartella esattoriale via pec. Ora leggo che sarebbe nulla, cosa mi sa dire al riguardo? Che è un argomento da fini giuristi. Ci sono infatti alcune sentenze di primo grado (Ctp) in particolar modo di Savona (la 100 e la 101 del 2017) che affrontando l’argomento negano in sostanza che l’allegato alla pec (in pdf) sia attribuibile con giuridica certezza all’ente impositore, fermo restando la regolarità della notifica. Non voglio pronunciarmi sull’argomento (addirittura nelle sentenze citate si fa riferimento a una perizia tecnica), ma dire che questa linea di pensiero possa resistere al vaglio della Cassazione al momento potrebbe risultare ottimistico. Nulla vieta comunque di produrre regolare ricorso, ma si prepari ad una lunga battaglia legale.

Giovanni da Vicenza. Vorrei intraprendere una piccola attività di commercio di beni da me prodotti, esistono dei regimi agevolativi? Ed eventualmente potrei anche pensare di aprire una società? Al momento l’unico regime fiscale agevolato esistente è quello forfettario che prevede un coefficiente di redditività prestabilito (nel suo caso del 40 per cento) ed applicando poi l’aliquota fiscale agevolata del 15 per cento che per i primi tre anni scende al 5 per cento. Ovviamente tale aliquota è omnicomprensiva anche di tutte le altre imposte e non si applica l’Iva sulle proprie cessioni. I limiti di ricavi variano in base al settore di attività (il commercio al dettaglio prevede una soglia massima di 50mila euro) e devo dire che specie all’inizio costituisce un notevole vantaggio. Ci sono poi altri requisiti da rispettare legati all’impiego dei beni ammortizzabili e altri. Per la società tenderei a sconsigliarla per questi volumi di affari in quanto sono senz’altro più onerose da un punto di vista fiscale e di costi di funzionamento.

Luisa da Milano: mi è stato comunicato l’importo dell’acconto Iva da versare, ma sono obbligata a farlo? No. Valgono le stesse regole di quello per le imposte dirette. Quindi se si ha la ragionevole certezza di essere a credito o a debito per importi inferiori si può o non pagarlo affatto oppure rideterminarlo in misura ridotta.

Aggiornato il 13 dicembre 2017 alle ore 21:24