La difficile situazione italiana

Il Paese attraversa una fase molto difficile della sua vita. Di fronte a una situazione complessa, caratterizzata dalla globalizzazione della produzione, cui si affianca la frantumazione delle sedi produttive, da una migrazione di vasta portata sostanzialmente incontrollata, cui si aggiungono altre gravi problematiche, quali l’ineguale crescita economica fra le varie zone, la disoccupazione (soprattutto giovanile), le analisi e le risposte dei partiti appaiono del tutto inadeguate.

Il problema principale delle forze politiche è quello della captazione del consenso, donde una folla di promesse di ogni genere, ma che difficilmente possono essere mantenute, vista anche la situazione delle casse dello Stato. Appare anzi di dubbia moralità che si persegua il consenso facendo ricorso alle risorse pubbliche; queste servono per consentire al Paese la realizzazione dei suoi fini e alla vita di tutti i cittadini e non certo per interessi di parte. Vincere le elezioni non significa diventare padroni ma solo poter amministrare, trovando un invalicabile limite nella Carta costituzionale. La propaganda prevale su tutto. Si affacciano distinzioni sulla base di motivazioni del tutto errate, come quando qualche forza politica aggredisce istituti di grande nobiltà giustamente sanciti nella Costituzione, quale, ad esempio, la mancanza del vincolo di mandato per i membri del Parlamento: costoro ignorano che un tale principio è indispensabile, perché i parlamentari, in ogni frangente, devono guardare agli interessi del Paese e non a quelli di parte. Del resto anche le buone norme, se male applicate, possono portare a risultati negativi.

All’attuale situazione, in ogni caso, si è pervenuti perché è mancata un’efficace politica delle riforme in ogni campo. Gli interventi di Renzi, ad esempio, sia per quanto concerne gli assetti costituzionali sia in riferimento alla Pubblica amministrazione, sono giusti nei titoli ma errati nei contenuti. Sul primo versante, quello strettamente politico-istituzionale, si è mirato a una configurazione degli organismi tale da cancellare i contrappesi, indispensabili in uno Stato democratico, a vantaggio dell’azione di governo.

Anche la riforma della Pubblica amministrazione, anziché porsi come obiettivo la riconfigurazione di uffici in termini di efficienza ed efficacia, ha mirato a rendere la stessa più permeabile alla politica. Si è, in sostanza, ignorato che, secondo il preciso dettato costituzionale, l’Amministrazione è dei cittadini e non dei partiti. È assolutamente inaccettabile che, negli enti locali, il trenta per cento dei dirigenti possa essere assunto direttamente e senza concorso; è ancora inaccettabile che, per quanto riguarda la cosiddetta riforma della “Buona scuola”, si pongano i docenti alle dipendenze dei capi di istituto; senza dire poi del sistema di valutazione dei docenti stessi del tutto irrazionale.

Un sistema di valutazione adeguato e obiettivo si impone per l’attività di tutti i dipendenti pubblici, per fare in modo che l’Amministrazione non risulti di peso e di ostacolo, ma concorra in maniera adeguata al progresso del Paese. È mancata ancora un’adeguata politica economico-finanziaria.

Si sono principalmente perseguiti aggiustamenti di cassa, ricaduti in maniera preponderante sul sistema pensionistico e sulla sanità. In sostanza, sono stati colpiti i settori donde era più facile trarre il risultato e sono state lasciate indenni molte zone di spreco e di spesa improduttiva. Per quel che concerne le continue aggressioni ai pensionati, queste sono state giustificate con la solidarietà generazionale; ma si è ignorato che un simile principio, se non investe la fiscalità generale, presenta note di incostituzionalità, come ripetutamente sancito dal giudice delle leggi.

Resta il fatto che, di tutto questo marasma e di questi errori, le vittime principali sono i giovani, i cui problemi non vengono di certo risolti con il reddito di cittadinanza o con altre mancette, quali i 500 euro di Matteo Renzi, ma con una politica che determini lo sviluppo dell’economia e che assicuri loro un dignitoso accesso al mondo del lavoro. In una situazione drammatica come l’attuale, sono superate tutte le vecchie categorie; non contano più destra o sinistra, ma la capacità di affrontare e di risolvere le gravi problematiche che attanagliano la vita dei cittadini. Senza adeguate politiche economiche, i successi elettorali sono destinati a dileguarsi in un baleno; come avviene ineluttabilmente per tutte le cose effimere.

 

Aggiornato il 19 marzo 2018 alle ore 16:25