Dazi: l’Italia si schieri con Donald Trump

mercoledì 4 aprile 2018


La guerra dei dazi in corso tra Stati Uniti e Cina dà l’idea degli equilibri e dei campi d’influenza e potere costituendi ma anche dei blocchi di potere geopolitici ed economici futuri.

Gli Usa hanno imposto dazi alla Cina la quale ha risposto in maniera paritetica. L’intenzione di ambedue le potenze è quella di smussare l’attrito e contenere l’escalation di una guerra commerciale che sarebbe dannosa per i due Paesi. Alla Cina non interessa aprire una guerra economica con gli Stati Uniti fino a che non avrà altri lucrosi mercati. La strada è ancora lunga per la Cina, posto che il suo sistema politico/economico si basa su un capitalismo di matrice autoritaria propenso più a negare le libertà e le liberalizzazioni che ad aprirsi. Il partito comunista di Xi Jinping non concederà mai né libertà né liberalizzazioni, meno che mai adesso dopo la conferma a vita del novello presidente della Cina. Quindi la Cina cercherà di continuare a garantire a se stessa lo spazio più grande e utile per le proprie esportazioni, non soffermandosi troppo sui dazi o limitazioni di sorta. Guardinghi contro l’espansionismo cinese rimangono per il momento sia il Giappone che l’India.

La Cina ha già tentato il blitz in Africa offrendo soldi e armi in cambio del voto a proprio favore all’Onu e all’apertura al mercato e invasione cinese. La settimana scorsa la conquista cinese dell’Africa ha riscosso successo con il perfezionamento di un accordo di formazione di un’area di libero scambio con quaranta Paesi africani, non il Sudafrica e la Nigeria. Sempre la settimana scorsa, Donald Trump ha ripreso la strategia per la creazione delle due aree economiche Usa-centriche, ovvero quella nel Pacifico - Tpp - e nell’Atlantico - Ttip - per il contenimento e l’esclusione/isolamento della Cina, da una parte imponendo dazi e dall’altra costringendo la Cina alla rinegoziazione dell’accesso al mercato globale. A tal fine Trump ha proposto all’Europa di riaprire i negoziati sul Ttip. Il presidente degli Usa ha bisogno di noi europei per contendere l’Africa e l’America Latina alla Cina, e anche perché non si formi il blocco euroasiatico con la Russia. L’Europa deve (dovrebbe) correre al fianco di Trump cooptando il Regno Unito affinché un accordo a tre (Stati Uniti, Europa e Regno Unito) tenga alta la bandiera dell’Occidente e dei Paesi del capitalismo democratico liberale in contrapposizione all’Oriente e al capitalismo autoritario.

L’Italia ha tutto l’interesse all’accordo di libero scambio euro-americano non solo perché ciò implica una modifica delle procedure europee in materia ma anche perché, così facendo, potrà chiedere in cambio agli Usa collaborazione per i trattati economici europei con le nazioni asiatiche, dato il perseguito contenimento della Cina. Inoltre potrà lasciare una finestra aperta per l’inclusione sub conditione della Russia.

In altre parole, l’Italia deve (dovrebbe) sostenere la strategia di Trump in modo che si crei un grande mercato economico globale di Paesi liberali democratici utile al proprio export, un’area di commercio cioè più grande di qualsivoglia area di possibile influenza cinese. La Germania, va sottolineato, non collaborerà perché non intende perdere il mercato cinese ed è ricattabile dalla Russia, mentre la Francia non sa tuttora se le convenga dato che un accordo con Trump andrebbe in contrasto con il proprio protezionismo interno, pur essendo comodo ai fini del mantenimento dell’Africa francofona. Oggi si decidono i gruppi e i blocchi di potere geoeconomici del futuro. Non va perduta l’occasione di determinarli. Dobbiamo esserci.


di Francesca R. Fantetti