Dazi, c’è distanza tra Cina e Usa

venerdì 4 maggio 2018


L’accordo sui dazi è solo parziale. In pratica, la Cina respinge le proposte statunitensi. “L’intesa è stata raggiunta su alcuni punti”. Ma non è dato sapere quali. In realtà, restano forti disaccordi tra le parti.

In buona sostanza, il vertice durato due giorni tra la delegazione statunitense e quella cinese, ha prodotto poco. Il cosiddetto “Dream Team” di Donald Trump, guidato dal segretario al commercio Steven Mnuchin, è già ripartito per gli Stati Uniti. La delegazione americana a Pechino ha portato un “documento di lavoro” sottoscritto il quale si sarebbe determinata una resa incondizionata da parte della Cina. Naturalmente il testo era “irricevibile” per i cinesi. Il memorandum a stelle e strisce prevedeva una serie di misure: una diminuzione del surplus commerciale di cento miliardi di dollari l’anno per i prossimi due anni per l’acquisto di beni statunitensi, la diminuzione delle tariffe a livelli americani, l’apertura del mercato dei servizi, l’aggiornamento della lista di settori dove gli investimenti stranieri sono vietati.

Si tratta della “traduzione” della cosiddetta reciprocità invocata dal presidente americano. Il documento della delegazione americana prevedeva anche l’accettazione delle restrizioni agli investimenti cinesi negli Stati Uniti, rinunciando ad ogni sorta di ritorsione commerciale. Non è chiaro come si possa conciliare l’atteggiamento americano con l’intenzione della Cina di puntare a diventare una nuova superpotenza tecnologica. Su questo fronte, infatti, la Cina non accetta condizionamenti. Men che meno dagli americani. La squadra di Mnuchin ha chiarito che il testo presentato è un “documento di lavoro” e non una bozza di trattato. Ma se, com’è noto, la forma è sostanza, il braccio di ferro tra gli Stati Uniti e la Cina sulla questione dei dazi è solo alle prime puntate.


di Mino Tebaldi