Iva, flat tax, i nodi e le scelte politiche

Dopo le promesse era ovvio che arrivassero uno dietro l’altro tutti i nodi politici al pettine. Sulla flat tax, infatti, si va delineando uno scenario imbarazzante sui tempi e sui modi di applicazione.

Innanzitutto, la tassa piatta per essere tale non può prevedere due aliquote e poi va sempre accompagnata da una serie di misure a tutela dei redditi bassi. È evidente infatti che in assenza di questi correttivi premianti si finirebbe col favorire quasi esclusivamente i più ricchi. Dunque, non solo per rispettare la progressività costituzionale ma soprattutto l’ovvietà, l’introduzione della flat tax non può prescindere da una serie di fondamentali reimpostazioni fiscali.

Ecco perché da noi si sta partendo col piede sbagliato sia annunciandone, dopo tanta enfasi elettorale, lo slittamento, sia minimizzandone i vantaggi per le fasce basse di reddito. Dunque la prima scelta che il Governo dovrà compiere sarà quella di rendere la flat tax vantaggiosa per tutti e in modo il più equivalente possibile. Non giova né socialmente né economicamente che i risparmi fiscali da tassa piatta siano pressoché nulli per i redditi bassi e medio bassi, mentre alti o molto alti per tutti gli altri.

Ma al di là di questo, l’introduzione della flat tax sottintende una scelta definitiva e chiara in materia di politica economica e dunque fiscale nel Paese. Insomma, il principio di base della tassa piatta è quello di stimolare la produzione della ricchezza per tassarla poi quando si manifesta. Tradotto in soldoni, il trasferimento del sistema fiscale da diretto a indiretto, oppure se vogliamo dalle persone alle cose, come accade in molte economie occidentali che funzionano bene. Oltretutto un passaggio del genere consentirebbe un grande supporto per ottenere l’auspicabile e oramai indifferibile semplificazione fiscale, di cui il nostro Paese ha bisogno come il pane. Per farla breve, bisognerebbe ripartire dalla volontà di stimolare, aiutare e sostenere l’aumento “dei guadagni”, dando per scontato che la prima manifestazione di questo benessere incrementale sarebbe quella del maggior consumo in ogni sua accezione.

In questo senso, semplifichiamo e condividiamo il pensiero del ministro Giovanni Tria sull’aumento eventuale delle aliquote Iva a favore della flat tax. Ecco perché diciamo che il Governo deve chiarire e presto le sue idee sulla vera flat tax e sull’impostazione di un nuovo sistema fiscale moderno e semplice. Non farlo, continuando a pattinare sui tempi e sui modi di introduzione della tassa piatta, manifesterebbe non solo scarsa credibilità elettorale ma altrettanta carenza di volontà innovatrice nell’architettura fiscale del Paese. Anche su questo aspetteremo al varco e alla prova dei fatti gli annunci trionfali dei pentastellati.

Aggiornato il 05 giugno 2018 alle ore 15:59