Europa e Italia: un cammino economico da fare insieme

L’Italia vive al di sotto delle proprie risorse, lo dimostra l’avanzo di parte corrente della bilancia estera. Tale avanzo non può essere attivato, cioè non possiamo spenderlo a causa dei vincoli di bilancio e di debito dei Trattati europei. L’avanzo all’estero del 2018 è di circa 50 miliardi (il 2,7 per cento del pil) ed è precisamente la cifra che manca alla domanda interna italiana. Ecco perché viviamo al di sotto delle nostre possibilità economiche.

La teoria in base a cui ci siamo indebitati a dismisura e che adesso dovremmo pagare per non gravare sulle generazioni future è sbagliata. Cosa deve fare dunque l’Italia adesso: non chiedere, ma comunicare all’Europa che eroghi e ponga in essere investimenti corrispondenti a quell’importo (cinquanta miliardi di euro). A quel punto la crescita del pil nominale consentirà un gettito fiscale in grado di coprire sia le spese correnti derivanti dalla flat tax, dal salario di cittadinanza e dalla revisione della Legge Fornero senza aumentare né il disavanzo pubblico né il rapporto debito pubblico/pil su base annua. In tal senso si sta muovendo il nuovo Governo.

Delicata è la cadenza temporale dell’operazione, fuori di dubbio ne è l’attuabilità. Tecnicamente funzionerà, bisogna però che la politica non tradisca i tempi e i modi dell’operazione; facile ma, come una cura medica, da attuare senza esitazioni e con determinazione una volta intrapresa. Nello specifico, si dovrà operare in questo modo: 1) Prima delle prossime elezioni europee, la Commissione europea fa propria la proposta di politica economica italiana nell’interesse comune; 2) Simbolo della nuova Europa deve essere la garanzia e la tutela della pace e del benessere, tramite la crescita, dei cittadini europei: più spesa europea comune per investimenti comuni europei; 3) Riformare la Banca centrale europea, che già adesso vigila sulla stabilità della base monetaria e dell’Euro ma cui va esteso lo statuto, analogamente a quello della Federal reserve statunitense, includendo il gioco del cambio esterno dell’Euro, la possibilità cioè di intervenirvi, e sui debiti degli Stati membri quale prestatrice di ultima istanza a garanzia, facendo rientrare la Bce sotto la architettura politica della nuova Europa. Tale modifica sostanziale della Bce annullerà, bloccandolo, il giogo dello spread e degli eventuali attacchi speculativi in danno ad esempio degli Stati più deboli; 4) La nuova politica della domanda centrata sugli investimenti dall’Europa smuoverà le economie tutte, compresa quella stagnante italiana.

Si proceda in tal senso per l’affermazione del nuovo corso e della nuova Europa. Le idee hanno una forza di gran lunga superiore e incisiva rispetto agli interessi specifici costituiti.

Aggiornato il 16 luglio 2018 alle ore 14:49