Disastro Atac: votare per liberalizzare il Tpl

L’11 novembre i residenti a Roma saranno chiamati a votare la loro preferenza per un trasporto pubblico locale liberalizzato o lasciato nelle mani di Atac. Ogni giorno i cittadini romani vivono i disservizi e la crescente carenza di sicurezza del trasporto pubblico locale, mentre su tutti gli italiani grava il costo di una società in totale dissesto.

Nel focus “Il buco Atac peggiora, ma è possibile chiuderlo“, Andrea Giuricin, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni, esamina il bilancio Atac 2017, dimostrando che la società pubblica “non rispetta i contratti di servizio; non effettua le corse come da programmazione del Comune; ammette di non rispettare i requisiti di manutenzione dei veicoli; costa il doppio di quello che dovrebbe costare. In cambio, continua ad essere finanziata dai contribuenti, compresi i non romani, continua a non pagare i propri debiti, continua a peggiorare il servizio”.

Negli ultimi 9 anni, Atac è costata al contribuente italiano 7 miliardi di euro. Nell’ultimo biennio, ogni giorno che passa l’azienda di trasporto pubblico romana perde circa 2,1 milioni di euro: un buco enorme. Il concordato a cui l’azienda è stata ammessa alla fine del 2017 ha significato solo un congelamento di più di 1,5 miliardi di euro di debito: in sintesi, nei prossimi anni l’azienda non pagherà ai cittadini romani i debiti che ha accumulato. L’esposizione verso il contribuente italiano è invece di oltre 800 milioni di euro, per il 2017. Oltre ai debiti accumulati e non ripagati, nel 2017 Atac è stata inadempiente anche nel servizio di trasporto. La produzione chilometrica, per la prima volta nel 2016 è crollata sotto la barriera dei 150 milioni di vetture chilometro e nel 2017 ha subito un ulteriore crollo fino a scendere a circa 144 milioni di vetture chilometro.

Il parco mezzi è senescente e l’età media della flotta sempre crescente. Questo comporta che vi sono sempre meno mezzi disponibili e non è un caso che i casi di autobus andati a fuoco siano in forte aumento: 14 nel 2016, 20 nel 2017 e 9 nei soli primi cinque mesi del 2018. A fronte dei debiti accumulati e dei chilometri non percorsi, oltre che a fronte del quotidiano disagio percepito dalla popolazione per un servizio di trasporto di dubbia qualità e sicurezza, la soluzione del Comune è stata, paradossalmente, quella di prolungare il contratto di servizio, senza gara, dal 2019 al 2021.

Un regalo non spiegabile se non per il fatto che chi gestisce l’azienda è di fatto scelto da chi questa azienda dovrebbe controllarla: il Comune di Roma. L’unico modo di uscirne è mettere chiunque gestisca il servizio dinanzi alle sue responsabilità, e quindi separare la gestione dal controllo del Comune.

“Se si vuole cambiare - conclude Giuricin - non c’è altra via che quella di mettere a gara il servizio: si metterebbe fine a questo conflitto di interessi e, al tempo stesso, si inserirebbe uno strumento, la gara, di verifica periodica della qualità del servizio”.

Aggiornato il 25 ottobre 2018 alle ore 11:30