“Pace fiscale” o “oro alla patria”?

Il focus Ibl “Che la pace (fiscale) sia con noi?“ di Giuseppe Portonera sul decreto fiscale conclude che dietro la “rottamazione-ter”, la “dichiarazione integrativa” e le varie “definizioni agevolate” si nasconde l’esigenza di fare cassa. In attesa di vedere cosa deciderà davvero il Governo sul “saldo e stralcio” delle cartelle dei debitori in difficoltà.

Il Governo ha annunciato le misure che comporranno il cosiddetto decreto “fiscale”, il provvedimento che dovrebbe concretizzare la promessa di una pace “fiscale” tra contribuente e fisco. Il focus Ibl “Che la pace (fiscale) sia con noi?” offre una prima panoramica di insieme sul contenuto del decreto, nonché sull’impatto - stimato - che questo avrà sulle finanze pubbliche. Le misure più rilevanti presenti nel decreto sono essenzialmente individuate in: i) una prima che altro non è se non una nuova “rottamazione delle cartelle”, sia pure a condizioni di maggior favore per il contribuente; ii) una seconda - e ben più rilevante - incentrata su una sorta di dichiarazione integrativa (a mo’ di “ravvedimento operoso”) per chi faccia emergere somme precedentemente non dichiarate. Rispetto a quest’ultima misura, la domanda è se essa possa essere davvero associata all’idea di un nuovo condono “fiscale”.

Secondo l’analisi dell’autore del focus, Giuseppe Portonera, essa “non sembra tecnicamente associabile all’idea propria di ‘condono fiscale’, poiché si realizzerà tramite una dichiarazione integrativa e non attraverso una procedura di emersione, e quindi si rivolgerà a contribuenti che risultavano già noti al fisco”; ma “se questo è il discorso in quanto alla ‘forma’, resta il fatto che si tratta di una misura destinata all’emersione del ‘nero’, e dunque di somme che non erano state precedentemente dichiarate e non, invece, come era stato precedentemente annunciato”. La misura, in ogni caso, presenta profili di grave criticità tanto rispetto alla (possibile) illegittimità costituzionale (i redditi “evasi” avranno una tassazione di favore rispetto a quelli tempestivamente dichiarati), quanto allo scarso gettito fiscale che potrebbe conseguire.

Nel focus si affrontano anche misure “minori”, quale, ad esempio, la definizione agevolata di una controversia giudiziaria tra contribuente o fisco, da realizzare attraverso il pagamento - rispettivamente in caso di vittoria del contribuente nell’unico o ultimo grado di giudizio - del 50 per cento o del 20 per cento dell’imposta contestata. Rispetto ad essa, si chiede Portonera, “resta da chiedersi quale debitore - avendo vinto in uno o addirittura in due gradi di giudizio - sceglierà di transare con il fisco, anziché aspettare che sia quest’ultimo ad impugnare la sentenza”.

Si offre anche una prima panoramica rispetto alla promessa misura di “saldo e stralcio” delle cartelle esattoriali pendenti, che si differenzierà da quella identificata come “rottamazione ter”, perché avrà ad oggetto non solo sanzioni e interessi, ma anche una cospicua riduzione del capitale dovuto da debitori (sia persone fisiche che imprese e società) in oggettiva difficoltà economica.

La domanda finale a cui il focus cerca di dare risposta è questa: i provvedimenti del Governo sono davvero in grado di conseguire una pace tra contribuente e fisco? Portonera mette in evidenza che “ciò che invece il decreto fiscale offre è il risultato della somma delle contraddizioni politiche del Governo in carica”. Resta ora da vedere se l’impegno assunto dal Governo in merito al “saldo e stralcio” verrà (e in che modo) tradotto in pratica.

“Ciò che è indispensabile evidenziare - conclude Portonera - è che una misura del genere, da sola, servirebbe sì a offrire un sollievo ai cittadini e alle imprese in difficoltà, ma finirebbe per essere una goccia nel mare: essa, infatti, dovrebbe essere preliminare a una sistematica riforma, che disegni un fisco più lineare, leggero e serio. Questo sì che significherebbe siglare una vera pace tra il contribuente e lo Stato. (...) Senza la misura di ‘saldo e stralcio’ per i contribuenti in difficoltà, invece, quel che avremo sembra purtroppo solo l’ennesimo tentativo di racimolare altro ‘oro per la patria’, in qualsiasi modo questo risulti possibile”.

Aggiornato il 26 ottobre 2018 alle ore 12:58