Riso: Ue dà ragione all’Italia, basta concorrenza sleale

L’aumento delle importazioni di riso a dazio zero da Cambogia e Myanmar ha causato danni al settore in Europa e in particolare ai risicoltori italiani, che producono circa la metà del riso Ue. Perciò i dazi potrebbero tornare dall’inizio del 2019.

Questa la conclusione a cui è giunta l’indagine avviata lo scorso marzo dalla Commissione europea su sollecitazione dell’Italia che già da mesi chiedeva, appoggiata da altri sette paesi Ue, misure per tutelare le aziende risicole. Il regime preferenziale di scambi che ha consentito a Cambogia e Myanmar di far crescere vertiginosamente le esportazioni di riso verso l’Ue (da circa 9mila tonnellate del 2012 a 360mila nel 2017) “dà libero accesso al mercato europeo a prodotti dei Paesi meno sviluppati con l’obiettivo di ridurre la povertà”, spiega un portavoce della Commissione. “Ma agricoltori e produttori dell’Ue non possono pagare il prezzo di importazioni troppo economiche”.

L’inchiesta “ha confermato un significativo aumento delle importazioni di riso che ha causato danni economici al settore”, aggiunge il portavoce ricordando che “il regolamento prevede che in tali casi le tariffe possano essere ripristinate”. I risultati dell’indagine, avviata su richiesta del Governo Gentiloni, non sono ancora pubblici ma sono stati resi noti solo alle parti interessate, cioè l’Italia da un lato e Myanmar e Cambogia dall’altro, che possono inviare commenti.

Sulla base delle osservazioni che verranno formulate, la Commissione consulterà gli Stati membri per una decisione definitiva, che potrebbe portare al ripristino dei dazi a inizio 2019. Intanto prosegue su un binario parallelo l’azione dell’Esecutivo Ue sul rispetto dei diritti umani nei due Paesi, con l’Alto rappresentante Federica Mogherini e il commissario al commercio Cecilia Malmström che hanno minacciato la sospensione del regime commerciali preferenziale. Una misura estrema, che richiederebbe una lunga procedura per essere perfezionata. La clausola di salvaguardia sull’import di riso, invece, potrebbe essere ottenuta in tempi molto più brevi.

“Nei prossimi giorni lavoreremo per avere la conferma definitiva del ripristino per tre anni dei dazi e il perfezionamento del provvedimento” su cui “non si fanno sconti”, ha dichiarato il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio riferendosi a ipotesi circolate a Bruxelles di una proposta di ripristino di dazio integrale (175 euro alla tonnellata) per il primo anno e ridotto per gli altri due.

“Sono felice che la Commissione Ue abbia dato ragione al nostro lavoro iniziato nel luglio 2017 per ottenere la salvaguardia del riso italiano” ha scritto in un post su Facebook l’ex ministro Maurizio Martina, che nell’estate dell’anno scorso aveva ottenuto l’impegno di altri partner europei a sostegno della richiesta italiana. Di “risultato storico” parla l’Ente Nazionale Risi “che premia chi ha creduto nel diritto e nei numeri”.

“Non è accettabile - secondo Coldiretti - che l’Unione europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani. Ora, però, è necessario che l’orientamento della Commissione Ue trovi conferma nel voto dei 28 Stati membri”, ricorda la Cia.

Aggiornato il 07 novembre 2018 alle ore 16:43