Tav, Francia: non perdere fondi

L’Italia faccia pure le sue valutazioni, ma “tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei”.

Il ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, riafferma la volontà della Francia “di rispettare i Trattati internazionali” sulla Torino-Lione. Ma, nell’incontro di ieri a Bruxelles, lascia al collega Danilo Toninelli lo spazio per una intesa “sull’idea che sia necessario rinviare la pubblicazione dei bandi per il tunnel di base fino al completamento dell’analisi costi-benefici”.

In Italia, intanto, Appendino vola a Roma per incontrare Di Maio ed invita ad un confronto le organizzatrici della manifestazione di sabato. Che prendono tempo, perché - dicono - “la priorità rimane l’incontro col Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.

La nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità continua dunque ad essere terreno di scontro. In Italia, dove dopo la manifestazione dei 30mila continuano le schermaglie tra opposizione e maggioranza, e all’interno di quest’ultima tra M5S e Lega. Ma anche in Europa, dove i paletti posti dalla Francia all’Italia non sembrano lasciare grandi margini di manovra. D’accordo all’analisi costi-benefici ma il Grant Agreement - ossia la risposta alla Domanda di finanziamento alla Commissione Europea di Italia e Francia - del 2015 stabilisce scadenze molto precise. E da dicembre ogni rinvio rischia di costare salatissimo: ben 75 milioni di euro al mese, come stabilito mesi fa da Telt, la società incaricata di realizzare l’opera e poi di gestirla. Difficile capire a che punto sia l’analisi costi-benefici inserita nel contratto di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega.

Al ministro Borne, Toninelli ha ribadito “la volontà di condividere con esperti francesi gli esiti preliminari dell’analisi, per sottoporla all’ulteriore e definitiva validazione da parte di studiosi internazionali”. Ma, dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla nomina degli esperti, date certe non ne esistono. “Il Governo cambi direzione, occorre sbloccare subito gli appalti”, sostiene Graziano Delrio, capogruppo Pd, che accusa il ministro Toninelli di “mentire”. “L’Alta Velocità è nata in Italia, non si può averne paura”, aggiunge Giorgia Meloni, leader di FdI, che a Torino ha raccolto le firme per un referendum sulla Tav. “Non importa se la Tav, in Italia, non esiste proprio, quello che importa è che siete tornati voi borghesucci”, ribatte sul suo blog Beppe Grillo, che critica la manifestazione sì Tav di Torino: “Benpensanti - continua il fondatore M5s - che vedono nella Tav non fatta l’Italia che non entra nel mondo, ma la Tav di cui si parla da decenni non è stata proprio fatta, non c’è”.

La base del movimento, però, tenta una mediazione con la piazza. Appendino invita le donne di ‘Sì, Torino va avanti’ in Comune, ricevendo però in risposta un no che definisce “un brutto segnale di chiusura”. Apre le porte ai manifestanti anche Di Maio, che assicura di voler incontrare i rappresentanti delle associazioni di categoria. Perché “incontrare i sì Tav è giustissimo”, sostiene il presidente della Camera Roberto Fico, che continua però a definire l’opera una “infrastruttura obsoleta che non va assolutamente fatta”.

Mino Giachino, l’altro promotore della manifestazione, prepara intanto due proposte di legge, tra cui quella con cui intende chiedere che per lo stop ad opere come la Tav serva “una maggioranza qualificata del Parlamento del 75 per cento”. La battaglia sul supertreno, insomma, è ancora aperta.

Aggiornato il 13 novembre 2018 alle ore 11:18