La trasformazione dell’Artico tra ricerca, petrolio e trasporti

La trasformazione del paesaggio polare sta generando un risvolto molto positivo per la Russia. La scomparsa graduale dei ghiacci sta progressivamente liberando il passaggio a Nord-Est, rendendo possibile navigare dall’Atlantico al Pacifico e bypassando il canale di Panama. Le recenti notizie sul traffico marittimo lungo la rotta del Mar del Nord, in Russia, aiutano a comprendere l’importanza di tali spostamenti. Nel corso del 2018, il traffico marittimo ha superato le 15 milioni di tonnellate e per la fine dell’anno si stima il raggiungimento delle 17 milioni di tonnellate.

Come descritto dal quotidiano “Artic Today”, il vice ministro dei trasporti russo Jury Tsvetkov ha ufficialmente dichiarato che il traffico di merci nell’Artico, durante il 2018, è quasi raddoppiato rispetto al 2017. La crescita del traffico riguarda soprattutto l’esportazione di gas naturale liquefatto, petrolio greggio e carbone. Le autorità russe stanno rendendo confortevole navigare lungo il Mare del Nord per facilitare i passaggi e sostenere lo sviluppo economico locale. Durante la stagione invernale è stato concesso a numerose navi di poter transitare lungo il percorso accessibile soltanto durante il periodo estivo. Il protagonista del traffico del nord russo è lo stabilimento Yamal LNG di Novatek, operativo dal dicembre 2017.

Yamal LNG di Novatek è il più grande produttore di gas naturale della Russia e quest’anno ha già trasportato oltre 7 milioni di tonnellate di gas naturale per i mercati europei e della Norvegia. Gazprom Neft, il terzo produttore di petrolio russo, ha aumentato la produzione dal campo di Novoportovskoye a Yamal giungendo a 20.000 tonnellate al giorno di petrolio trasportato. Nonostante la diminuzione della copertura glaciale attraverso l’Oceano Artico, la necessità di navi specializzate rappresenta una sfida e un costo significativo per le aziende che intrattengono affari nella regione. Il ministero del trasporto russo ha proposto di ridurre i requisiti burocratici esistenti per le navi, consentendo l’accesso alla rotta anche durante i mesi invernali, con o senza scorta di navi rompighiaccio, aumentando il numero di navi mercantili nei mari del nord.

Fulcro della strategia russa per l’Artico è la Flotta settentrionale, dislocata nella penisola di Kola, oltre che la riapertura di sette piste d’atterraggio dell’epoca sovietica. Anche la diplomazia internazionale è in movimento. Recentemente, si è svolto l’importante evento “The Davos of the Arctic”, il più grande raduno annuale internazionale sull’Artico, svoltosi presso Reykjavík dal 19 al 21 Ottobre. Dopo quattro anni dall’ultima partecipazione italiana, il ritorno del nostro paese a questo evento è stato notato favorevolmente e apprezzato. L’inviato speciale per l’Artico Carmine Robustelli, ha presentato la strategia nazionale italiana per l’Artico, ribadendo l’importanza dell’ambiente e della sostenibilità per il futuro del globo. L’Unione Europea è chiamata a svolgere un ruolo importante per sostenere questa proficua cooperazione e contribuire ad affrontare le sfide che si pongono attualmente nella regione. Poiché l’Unione Europea è anche una delle principali destinazioni delle risorse e delle merci provenienti dalla regione artica, molte delle sue politiche e normative hanno implicazioni per le parti interessate.

L’Ue intende intensificare il dialogo con i partner dell’Artico per capire meglio le loro preoccupazioni e collaborare con essi per affrontare le sfide comuni. Protagonista internazionale nella regione è la Norvegia. La Norvegia è al terzo posto, dopo gli Stati Uniti e il Canada, per il numero di pubblicazioni scientifiche sulla conoscenza dell’Artico. Tromsø, Oslo, Stavanger, Bergen e Trondheim sono le città norvegesi all’avanguardia come centri di ricerca “per il Nord e nel Nord”. Ciò che risulta essenziale è comprendere il futuro dell’Artico che appare incerto e numerosi iniziano a divenire i protagonisti del futuro di tale zona geografica estremamente delicata per l’intero ecosistema del nostro pianeta. Molti stati, come la Norvegia, ribadiscono che l’Artico va tutelato e osservato soprattutto come regione per la ricerca scientifica, tecnologica e per lo sviluppo sostenibile, evitando di far divenire la zona soltanto una nuova rotta commerciale e un nuovo serbatoio di gas e petrolio, con tutte le conseguenze ambientali per l’intero pianeta.

Aggiornato il 11 dicembre 2018 alle ore 20:19