“Ora Basta!”, aboliamo il Codice degli appalti

Da oggi comincia la campagna del quotidiano “L’Opinione” per sensibilizzare i lettori sulle sottovalutate controindicazioni catastrofiche del Codice degli appalti sulle opere pubbliche, grandi e piccole.

Inizieremo con l’intervistare il costruttore ed esperto del settore edilizio Francesco Bachetoni per una campagna di onestà intellettuale e di politica pragmatica che “L’Opinione delle libertà” vuole promuovere e portare avanti a proposito della ormai “vexata quaestio” del Codice degli appalti. E della sua eventuale, quanto auspicabile, abolizione tout court. Per semplicemente sostituirlo – o al limite fortemente modificarlo – usando la bussola della normativa europea in materia.

Questo come primo passo, o “step” – nell’orrendo linguaggio tecnicistico che va di moda oggi – per ritornare a vitalizzare un settore – quello edile – che ha già visto perdere oltre 500mila posti di lavoro dal Governo Monti a oggi. E che rischia di perderne altri 700mila grazie al combinato disposto del predetto codice con le norme del cosiddetto decreto semplificazioni. Per non palare dell’atmosfera indotta da leggi manifesto come la “Spazzacorrotti” destinata a spargere il sospetto contro i costruttori e il panico tra gli amministratori locali.

Terrorizzati dall’estensione di reati come l’abuso di ufficio e dal sospetto di corruzione per ogni gara in cui chi non vince avrà da ridire. Senza contare le richieste quasi in automatico davanti alla Corte dei conti per il famigerato “danno erariale”. Il tutto in un quadro economico dove i tre colossi del ramo costruzioni sono chi in concordato preventivo fallimentare chi falliti punto e basta. Con il ricasco a filiera che parte dai mancati pagamenti della pubblica amministrazione e finisce alle aziende dell’indotto fornitrici e creditrici dei tre colossi in crisi: la Astaldi, la Cmc e la Condotte.

Aggiornato il 31 gennaio 2019 alle ore 12:16