Reddito di cittadinanza: “ridotta” la platea dei beneficiari

I beneficiari del reddito di cittadinanza potrebbero essere meno di quanto sostiene il governo. Secondo i calcoli dell’Istat il provvedimento dovrebbe coinvolgere “una platea di 1,2 milioni di nuclei e 2,4 milioni di persone”. Si tratta di numeri largamente inferiori ai 5 milioni di cui ha parlato il leader grillino Luigi Di Maio. Persino alla presentazione della prima “card” il ministro del Lavoro ha detto che le carte “verranno utilizzate da circa 5 milioni di italiani”. Per l’istituto di statistica si tratta di 2,7 milioni di beneficiari. Secondo le simulazioni dell’Istat il 55 per cento dei percettori del sussidio è costituito da single (47,9 per cento), cui sono destinati, in proporzione, gli importi più alti.

“Tra le famiglie potenzialmente beneficiarie – sottolinea l’Istituto di statistica – si stima che 752 mila vivano nel Mezzogiorno, 333 mila al Nord e 222 mila al Centro. Calcolando le relative incidenze, si stima che le famiglie beneficiarie del Reddito di Cittadinanza siano il 9,0 per cento delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, il 4,1 per cento al Centro e il 2,7 per cento al Nord”.

Secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri le preoccupazioni di Confindustria rispetto all’alto importo destinato ai singoli che in alcune aree del Paese rischia di avere “rilevanti effetti di scoraggiamento sulla ricerca di un posto di lavoro”. Per Boeri, quasi il 45 per cento dei dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero”.

Frattanto, Cgil, Cisl e Uil, nel corso dell’audizione sul decretone al Senato, lanciano l’allarme. “Il reddito di cittadinanza – sostengono – rischia di innescare una vera e propria guerra tra poveri”. Per il sindacati, “il reddito di cittadinanza ha una molteplicità eccessiva di obiettivi. In particolare nasce con il duplice scopo di contrastare la povertà e garantire il diritto al lavoro. Sebbene questi due obiettivi possano risultare complementari, gli strumenti per raggiungerli, guardiamo agli altri Paesi, non sono univoci, quindi riteniamo che una sola misura non sia in grado di ottenere efficacemente entrambi gli obiettivi”. Ma, soprattutto, “il reddito di cittadinanza coniuga in modo improprio la povertà come criterio di accesso e le politiche attive come interventi previsti”.

Aggiornato il 05 febbraio 2019 alle ore 13:56