Il Def ha le gambe corte come le bugie

Le bugie non sono da ricercarsi nei macro dati economici contenuti nel Def, ma nella serie di impegni che il Governo assume sulla tematica legata al paragrafo sulla “Razionalizzazione del Codice dei Contratti Pubblici e al Decreto Sblocca cantieri”. Il dubbio, anche in questo caso, sulla reale volontà del cambiamento, sta nel fatto che nella premessa di questo specifico paragrafo si dice: “Tra le deleghe approvate dal Consiglio dei Ministri a febbraio 2019 vi è anche quella per la semplificazione, la razionalizzazione, il riordino, il coordinamento e l’integrazione della normativa in materia di contratti pubblici. La norma dovrà portare alla riforma del Codice dei contratti pubblici nel termine di due anni”. Una emergenza come quella relativa al comparto delle costruzioni, dunque, viene già annunciata con una ipotesi temporale di due anni e prende corpo così una prima ammissione a non risolvere uno dei momenti più critici del comparto. Ancora più preoccupante è la elencazione dei principi che tale nuovo documento dovrà contenere; ne riporto solo alcuni per misurarne non solo la genericità ma, addirittura, la inutilità

  • garantire o migliorare la coerenza giuridica e sistematica della normativa vigente in materia;
  • restituire alle disposizioni semplicità e chiarezza di linguaggio;
  • assicurare l’efficienza e la tempestività delle procedure di programmazione, di affidamento, di gestione e di esecuzione degli appalti pubblici e dei contratti di concessione, al fine di ridurre e rendere certi i tempi di realizzazione delle opere pubbliche;
  • eliminare i rinvii a strumenti di normazione secondaria;
  • prevedere discipline differenziate applicabili ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria;
  • promuovere la responsabilità delle stazioni appaltanti, anche per assicurare maggiore flessibilità nell’utilizzo delle procedure di scelta del contraente;
  • diffondere la cultura digitale e favorire la partecipazione di cittadini e imprese ai procedimenti amministrativi innanzitutto attraverso dispositivi mobili
  • armonizzare, semplificare e razionalizzare la disciplina dei controlli, ad eccezione di quelli fiscali, sulle imprese e i professionisti;

Non vale la pena entrare nel merito poiché questa elencazione del “nulla” parla da sola,  ma ancora più grave è che questa è la elencazione delle procedure legate alla possibilità di superare l’attuale stasi nell’avanzamento delle opere ricorrendo ad un provvedimento che non esiste ancora, cioè il Decreto Legge ‘Sblocca Cantieri’. Infatti in particolare nel Def si fa presente che in un Decreto Legge, da approvare entro il mese di aprile, sarà necessario affrontare e risolvere, tra l’altro:

  • il superamento delle Linee Guida dell’Anac e la sostituzione con il nuovo Regolamento unico recante disposizioni di esecuzione, attuazione e integrazione del Codice, in fase di predisposizione;
  • la possibilità per le stazioni appaltanti di affidare i lavori sulla base di un progetto definitivo semplificato (e non di quello esecutivo) per interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria; il progetto semplificato dovrà contenere, tra le altre cose, una relazione generale, un piano sicurezza ed un’analisi dei costi;
  • la facoltà, per le stazioni appaltanti, di esaminare le offerte prima della verifica della documentazione relativa al possesso dei requisiti generali, di idoneità e capacità degli offerenti. In questo caso esse verificano che non ricorrano motivi di esclusione del miglior offerente;
  • la congruità delle offerte è valutata sulle offerte che presentano un ribasso pari o superiore ad una soglia di anomalia determinata, quando il criterio di aggiudicazione è quello del prezzo più basso e il numero delle offerte ammesse è pari o superiore a 15;
  • la possibilità che le varianti di valore fino al 50 per cento del progetto possano essere approvate direttamente dal soggetto aggiudicatore, mentre per quelle di valore superiore interviene il Cipe;
  • il ripristino dell’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori;;
  • la semplificazione della disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche, prevedendo una differenziazione tra interventi ‘rilevanti’ e di ‘minore rilevanza’;
  • la nomina da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di uno o più Commissari straordinari per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari; tali Commissari sono individuabili anche nell’ambito delle Società a prevalente capitale pubblico. L’approvazione dei progetti da parte dei Commissari straordinari, d’intesa con i Presidenti delle regioni e delle province autonome territorialmente competenti, sostituisce, ad ogni effetto di legge, ogni autorizzazione, parere, visto e nulla-osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici;
  • l’introduzione di clausole di esclusione tassativa della responsabilità civile o erariale dei funzionari pubblici che procedono in materia di appalti.

Questa serie di impegni, sempre possibili in un futuro da definire, non solo non consente nessuna crescita del Pil né blocca il continuo fallimento di imprese delle costruzioni, ma testimonia, ancora una volta, la strategia del Governo di non volere ammettere una emergenza gravissima; tra l’altro, prima o poi, non potranno più essere nascosti i fallimenti di obiettivi che solo fino a pochi mesi fa ricoprivano un ruolo chiave nel Programma della compagine di Governo, come il “Reddito di cittadinanza” e al “Quota 100”, lo stesso Def, infatti, non ha potuto nascondere gli scarsi effetti delle due misure bandiera. A titolo di esempio bisogna ricordare che ci sono solo 470mila nuovi posti di lavoro a fronte di quasi 1,8 milioni di aspiranti lavoratori beneficiari del reddito di cittadinanza, ai quali andranno peraltro retribuzioni più basse della media. I nuovi occupati serviranno quindi a coprire i posti rimasti vacanti per effetto dei pensionamenti anticipati con Quota 100. Stiamo, forse quindi, vivendo finalmente la fase in cui sta venendo meno il facile lancio delle “promesse”, sta venendo meno la possibilità di “ricorrere al futuro per giustificare il dramma del presente”, sta venendo meno la tecnica di rinviare le decisioni per giustificare la incapacità irreversibile della compagine di governo.

Ormai siamo giunti al punto in cui prima o poi i due Movimenti dovranno ammettere la inconsistenza di programmi e di obiettivi utili solo per la sopravvivenza del Governo, dovranno riconoscere che quando si promette l’impossibile si perde la forza della “credibilità”.

Aggiornato il 18 aprile 2019 alle ore 19:26