L’Italia, i rapporti internazionali e le sfide della blue economy

Il dibattito che va sviluppandosi a livello internazionale sulla promozione della blue economy sembrerebbe iniziare a produrre i primi importanti risultati. La Blue Economy è un modello su scala mondiale che si propone come passaggio evolutivo della Green Economy. L’Economia Blu ha come obiettivo l’azzeramento totale delle emissioni nocive. Al cuore della Blue Economy c’è il “blue thinking”, un approccio di pensiero che si rifiuta di vedere il rispetto dell’ambiente come la necessità di cercare soluzioni ai problemi produttivi. Al contrario, questo approccio guarda all’ecosostenibilità e alle risorse rinnovabili come ad un oceano di possibilità a vantaggio della crescita sociale ed economica.

Il progetto propone, grazie al dialogo internazionale e alla sinergia dei Paesi protagonisti del Mediterraneo, la creazione di un unico grande Distretto di Pesca che operi nel rispetto e per lo sviluppo dell’ecosistema marino e delle aree costiere, compresa anche l’agricoltura delle zone che si affacciano sul Mediterraneo. Una progettualità che interessa Nord e Sud della nostra Penisola. Nelle ultime settimane Venezia è stata al centro del dibattito sull’importanza del nuovo approccio economico. Grazie al lavoro di Unioncamere del Veneto, nell’ambito del progetto Beat, Blue enhancement action for technology transfer, finanziato dal Programma Ue Interreg V Italia-Croazia 2014-2020, si è svolto un importante incontro tra partener italiani e croati. Provenienti da Italia e Croazia, le imprese della filiera nautica si sono confrontate nell’ottica di rafforzare le proprie conoscenze sull’innovazione, sviluppando relazioni di ricerca, tecnologiche e di business. Obiettivo del progetto Beat è infatti quello di migliorare le capacità di innovazione per le Pmi della Blue Economy e promuovere lo sviluppo di tecnologie marittime per la condivisione di conoscenze e competitività. Il progetto ha dato l’opportunità di identificare, nell’ambito della Blue Economy, molteplici collaborazioni fra le imprese e, allo stesso tempo, di individuare nuove opportunità di partnership per migliorare la componente tecnologica e rendere le imprese più forti nell’affrontare le sfide che il settore può offrire. Le stesse opportunità che sembrano emergere anche nel Sud Italia.

Anche a Gaeta si è tenuto, presso il Med Blue Economy di Gaeta, la manifestazione organizzata dalla Confederazione Italiana Sviluppo Economico insieme con il Consorzio Industriale Sud Pontino, i Consorzi ASI di Napoli e Caserta, in collaborazione con Eurispes e Universitas Merchatorum, un dialogo internazionale sul Mediterraneo, analizzando le opportunità di collaborazione economica, geopolitica e diplomatica e le nuove sfide di tutela dell’ecosistema del Mediterraneo. L’importanza internazionale di tali lavori è stata confermata dalla presenza al convegno dell’Ambasciatore d’Egitto in Italia Hisham Badr e della parlamentare libica Aisha Tablage. Risultato dei lavori è stata la consapevolezza congiunta che occorre mettere in campo strumenti che consentano di proteggere le coste e salvare la Blue Economy che ha un importantissimo impatto sul Pil.

Il complesso di attività legate direttamente o indirettamente alla risorsa mare, comprende quasi 200mila imprese, tra pesca, cantieristica, trasporti marittimi, turismo e attività di ricerca, pari al 3,2 per cento del totale. Lo rivela Confcommercio, secondo cui questo settore produce circa il 3 per cento del Prodotto interno lordo e dà lavoro a oltre 880mila occupati, con dinamiche di crescita negli ultimi anni ben superiori a quelle dell’intera economia. Importante anche il lavoro della Farnesina che nel corso del 2019 ha lanciato una serie di tavoli di lavoro sull’Iniziativa WestMed, presso il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nel tentativo di avviare degli incontri tematici consultivi sulle aree di prioritario interesse identificate nella Roadmap approvata alla ministeriale WestMed di Algeri, allo scopo di definire orientamenti condivisi tra gli stakeholders italiani e catalizzare l’interesse attorno ad idee progettuali rivenienti dalla Conferenza degli Stakeholders di Algeri, anche in vista della prossima Stakeholder Conference di Palermo del prossimo 14 maggio. Tra le tematiche oggetto di analisi ritroviamo pesca ed acquacoltura, portualità, logistica intermodale ed Infrastrutture, turismo marittimo e costiero, sviluppo ed ecosistemi locali, Maritime Clusters Development&Networking, blue skills, Vet e opportunità di collegamento scuola-lavoro. Una sfida intravista già nel nostro passato.

Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente, nel 2007 lanciò l’allarme per la nostra economia blu. Tematiche che ha nuovamente sviscerato, nel Novembre 2018 a Genova, durante i lavori del Secondo Forum Internazionale “Cambiamenti climatici. Nuovo Artico, vecchio Mediterraneo: insieme in un insolito destino”, organizzato presso il Palazzo della Borsa dal Milan Center for Food Law and Policy. Durante i lavori Pecoraro Scanio dichiarò: “Il cambiamento climatico impatterà proprio sull’elemento ‘Blue’ del nostro Pianeta: i mari e le risorse idriche. Il riscaldamento di mari e oceani e la scarsità di acqua dolce saranno un dramma. Le azioni e gli investimenti necessari per adattarsi e limitare i danni e le vittime devono essere una priorità planetaria”. Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione UniVerde, continua la sua vertenza con le proposte delle campagne #MediterraneoDaRemare e #MediterraneoNoPlastic. Una campagna nazionale promossa dalla Fondazione UniVerde in collaborazione con l’associazione Marevivo per la sensibilizzazione alla tutela dei nostri specchi blu che vede l’importante adesione della Guardia costiera. La blue economy va sempre più divenendo una priorità della nostra politica nazionale e una necessità in rapporto alla geopolitica del Mediterraneo allargato.

Aggiornato il 29 aprile 2019 alle ore 13:04