Scontro Berlusconi-Salvini sul “potere bancario europeo”

Silvio Berlusconi chiude la sua campagna elettorale europea promuovendo sul campo Mario Draghi futuribile presidente del Consiglio e, comunque, riferimento ideale per le politiche economiche gradite agli azzurri. Parole in controtendenza quelle di Matteo Salvini, che ha dichiarato di voler piegare i “poteri bancari europei” alla volontà politica dell’elettorato sovranista. Una frattura apparentemente incurabile quella tra Lega e Forza Italia. Perché se da un lato il duo Berlusconi-Tajani dichiara di voler legiferare in ossequio alle “normative bancarie europee”, dall’altra parte della barricata c’è tutto un mondo politico “nazionalista” che ritiene vadano infrante tutte quelle normative introdotte in Italia con l’era Monti. E va detto che anche il Pd ritiene (in buona compagnia di Fi, Più Europa ed altre forze di centrosinistra) che le normative bancarie europee siano la strada maestra per combattere evasione fiscale e corruzione. Ma questi aspetti non sembrano piacere all’uomo della strada.

Il rapporto con la banca è da circa un decennio il principale mal di testa del cittadino italiano ed europeo, in buona compagnia di fisco e rapporti con enti e società (dal previdenziale al parapubblico). Proprio le normative Ue in compagnia di quelle bancarie (partorite in seguito alle varie Basilea) hanno favorito i partiti anti-Euro. Va detto che oggi, per fisco e giustizia europea, non è più ammesso che il cittadino non conosca le normative bancarie: pena non aver titolo a vedersi riconosciuto un pagamento, o ritrovarsi indagato per aver pagato un bene o aver prestato soldi ad un parente (senza chiedere interessi sul capitale e nemmeno certezze sulla restituzione della somma).

Oggi in Italia il detenere denaro oltre la somma per contanti consentita (3mila euro) può creare problemi: in caso di perquisizione da parte delle forze dell’ordine bisogna motivarne il possesso, dimostrando con estrema certezza la lecita provenienza. Così nei porti italiani i cani anti-banconota ormai camminano a fianco di quelli anti-droga. Tra i motivi fondati di perquisizione, oltre a droga ed armi, oggi figura il sospetto di detenzione di somme per contanti oltre i 3mila euro. Quindi ogni passo falso col denaro può costare caro al cittadino europeo: in Italia tanti commercianti e artigiani se ne stanno rendendo conto in questo 2019. In molti fuggono verso Paesi che ancora non hanno recepito le nuove norme bancarie europee e le varie “Basilea” (1, 2, 3…). In quest’Ue non è più ammessa l’ignoranza dell’open banking, e di tutte le sigle che caratterizzano le procedure bancarie. Api, Aspsp, Cisp, Pis… sono solo alcune. Vengono utilizzate dagli istituti di credito per tracciare chi usufruisce dei servizi bancari. Il 2019 è l’anno della svolta, per via dell’obbligo ai Paesi membri d’adottare la direttiva europea che prevede la “condivisione dei dati dei clienti a soggetti terzi”. Ovvero la coppia dell’anno si chiama banca che sposa fisco, e si trasforma in principale traditrice del risparmiatore seriale. L’open banking sta trasformando profondamente le banche tradizionali. Perché la capacità di servire direttamente i clienti, di dare loro un valore aggiunto, non sarà più la prerogativa principale: funzione europea del credito sarà permettere all’Ue il controllo totale del risparmio, attraverso le società del “fintech”, del “retailer” e del tech, ovvero il controllo dell’utenza bancaria attraverso accordi con le aziende di telecomunicazioni (il traffico di soldi attraverso i cellulari, usati per parlare di soldi sui social ma anche per effettuare pagamenti). Per capire davvero la portata del fenomeno è necessario studiare le sigle legate all’open banking. Spesso sentiamo parlare di Api e Psd2, concetti sui quali in pochi hanno le idee chiare. Ancora meno chiaro è il significato di Xs2a o Aspsp.

Per esempio l’Ais è l’acronimo di “Account information service. È un servizio on-line che fornisce informazioni relativamente a uno o più conti di pagamento detenuti dall’utente presso un altro prestatore, o anche più prestatori di servizi di pagamento: è il principale strumento d’indagine fiscale in mano alle banche, permette di stanare alcuni indici di spesa, di lusso. Come l’Aspsp è l’Account servicing payment service providers: l’entità che controlla direttamente, e nella sua totalità, l’account “on-line banking” del cliente; ha un contratto di servizio diretto col titolare del conto corrente. Perché oggi il responsabile d’un disguido bancario non è più individuabile in un essere umano, bensì in una macchina cibernetica.

Ecco che il ministro Giovanni Tria (in ossequio ai regolamenti europei) ha fatto scattare anche in Italia l’eIDas: ovvero il regolamento europeo per l’identificazione elettronica dei servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno; pensato per controllare fiscalmente le transazioni ed i trasferimenti di denaro all’interno del mercato unico europeo. La sua applicazione ha consentito la standardizzazione (valida in tutta l’Ue) di firma elettronica, marche temporali, certificati digitali ed altre forme di autenticazione. Lo scontro oggi è tutto tra amici ed avversari dei “poteri bancari europei”, ecco perché a Strasburgo gli amici di Mario Draghi (vertice Bce) vogliono europarlamentari graditi ai poteri che gestiscono l’elettronica bancaria. Graditi l’Epsm (European Association of Payment Service Providers for Merchants): l’associazione europea dei fornitori di servizi di pagamento per commercianti. Associazione solo apparentemente non profit, con sede a Monaco (Germania), e rappresenta le piattaforme, gli operatori, i provider internet ed i produttori software e hardware che operano sul mercato europeo dei pagamenti. Ecco perché oggi è un patriota (ed un buon padre di famiglia) chi detiene in “paradiso domestico” (sotto il mattone) somme superiori a 3mila euro: la dittatura finanziario-cibernetica è ormai imposta per legge. Ed i partiti anti Euro (sovranisti, nazionalisti, di destra radicale e sociale, identitari, frontisti e leghisti…) sono oggi il principale avversario di quell’oligarchia appellata come “potere bancario europeo”.

Aggiornato il 24 maggio 2019 alle ore 16:28