Ricci: “Sul Codice degli appalti va presa una decisione”

“Troppa paura, troppa propaganda, sul codice degli appalti va presa una decisione..e quella abbozzata dalla Lega di Matteo Salvini, in discussione in questi giorni alla Camera, mi sembra quella giusta”. 

Per il costruttore Marciano Ricci, sindaco di Montaquila in provincia di Isernia, dopo tanti anni di politica del gambero sarebbe ora di mettere un punto fermo. 

“Non capisco le obiezioni di chi crede che questo codice sia uno scudo contro la corruzione – dice a “L’Opinione” in questo colloquio – sono sotto gli occhi di tutti episodi delittuosi degli ultimi quattro anni, cioè da quando è in vigore la legge, e istituita l’Anac, che smentiscono questa teoria..e poi perché tanta sfiducia nella normativa europea?”.

Gli si potrebbe dire che ritornare al massimo ribasso presenta dei pericoli. 

“Ma basta l’accorgimento di scartare offerte palesemente incongrue e di far slittare la vittoria della gara alla seconda offerta più ragionevole – spiega – non è un dramma. Basta mettere dei paletti, però qui bisogna tentare di far ripartire i cantieri perché l’Italia si è fermata e le più grandi ditte di costruzioni nel settore appalti pubblici sono ormai in concordato preventivo benché continuino a partecipare, per me assurdamente, alle gare di appalto. Contro questo fenomeno, rilevo e noto, il Codice degli appalti non aveva previsto contromosse...”.

Restano però le dure parole di Raffaele Cantone in sede di presentazione della relazione annuale dell’Anac, una specie di criminalizzazione contro chi vorrebbe abrogare, o nel caso, sospendere per due anni, l’applicazione del “suo codice”.

 “Ecco ha detto bene – chiosa ancora Marciano Ricci – io intravedo una specie di gestione sacerdotale sia dell’Anac sia dell’applicazione di questo codice. Ma qui non si può fare una questione personalistica su un problema molto generale, come la paralisi delle gare di appalto per i lavori pubblici in Italia. Non hanno funzionato i progetti esecutivi, non hanno funzionato le commissioni aggiudicatrici, tornare alle norme europee non mi sembra una bestemmia e il progetto di  Salvini, che almeno in questa cosa sembra proporre una soluzione più che ragionevole, non andrebbe criminalizzato né sottovalutato”.

Resta il nodo del suo alleato di governo, che ormai sembra agire per dispetto contro qualunque cosa promani dalla Lega.

“Sì, i Cinque Stelle, o almeno la gran parte di loro, si comportano con questa logica distruttiva, ma dopo la punizione elettorale delle Europee potrebbero riconsiderare questa tattica che poi è quella del marito che si evira per far dispetto alla moglie... tutta l’Italia dei costruttori  resta aggrappata a Salvini, almeno in questa fase storica, speriamo di non dovere sopportare l’ennesima delusione”. 

E se, viceversa, così dovesse accadere? 

“Il decreto ora è alla Camera e se anche stavolta non passa siamo pronti allo sciopero generale, anche se dentro l’Ance il presidente recentemente ha preso posizioni che siamo in molti a non condividere, posizioni che definirei quasi a Cinque Stelle, a favore del codice che noi vorremmo mettere in soffitta”.

Last but not least, si parla tanto delle grandi aziende del settore appalti pubblici in crisi e del possibile intervento per salvarle della mitica Cassa depositi e prestiti, l’unico posto dove è concentrata la liquidità di Stato in Italia, e anche su questo Marciano Ricci vorrebbe dire la sua: “Va tutto bene, però per una norma elementare di giustizia, oltre che di logica, devono necessariamente essere coinvolte anche quelle imprese più piccole che hanno lavorato o fatto forniture per i colossi che si vogliono salvare, altrimenti si otterrà un effetto controproducente e si darà un segnale devastante, come quello di un Paese che butta a mare la piccola e media industria pur di resuscitare quella più grande, con il risultato che non se ne gioverà né l’una né l’altra; è un deja vu d’altronde in altri settori dell’industria”.

Aggiornato il 10 giugno 2019 alle ore 12:10