Fondi pensione: “Resistono un gap geografico, sociale e di genere”

mercoledì 12 giugno 2019


Gli italiani amano i fondi pensione. Eppure, nella loro diffusione, resistono “un gap geografico e un gap sociale e si conferma un gap generazionale e di genere”. È questo l’allarme lanciato dalla Covip, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione, presentata oggi alla Camera dei deputati dal presidente Mario Padula.

“Proprio nelle situazioni in cui più elevata è l’esigenza di consolidare la pensione di primo pilastro con quella complementare – sottolinea Padula – il grado di partecipazione non risulta adeguato”.

Vale per il Sud, così come “i giovani e le donne restano ai margini”. Mentre “i tassi di partecipazione più elevati continuano a registrarsi nelle aree più ricche del Paese”. Da qui l’invito della Commissione di Vigilanza sui fondi pensione “a valutare l’opportunità di valorizzare schemi di incentivazione fiscale dei contributi che prevedano la possibilità di riportare ad anni di imposta successivi i benefici che non si sono utilizzati in una fase di incapienza fiscale” rivedendo ed estendendo possibilità previste dal decreto legislativo del 2005, oggi limitate ai lavoratori di prima occupazione.

La Covip esercita oggi la sua funzione di vigilanza su oltre 250 miliardi di euro di risparmio previdenziale privato (167 miliardi dei fondi pensione; 85 miliardi delle casse professionali). A fine 2018 gli iscritti alle diverse forme di previdenza complementare sono quasi 8 milioni (+4,9 per cento rispetto al 2017), con una copertura del 30,2 per cento sul totale delle forze di lavoro. I contributi raccolti nell’anno ammontano a 16,3 miliardi di euro.

Il 2018 è stato un anno negativo per i mercati finanziari e ne hanno risentito anche i rendimenti dei fondi pensione ma, rileva la Covip con la relazione annuale sull’attività nel 2018, alla Camera, “dopo dieci anni di performance positive” nel 2009-2018 “il rendimento netto medio annuo è stato del 3,7 per cento per i fondi negoziali e del 4,1 per i fondi aperti; mentre nello stesso arco temporale la rivalutazione del Tfr si è attestata al 2 per cento”.

La relazione del presidente Mario Padula si sofferma in particolare sul tema della “inclusione previdenziale”: sottolinea che “i tassi di partecipazione più elevati continuano a registrarsi nelle aree più ricche del Paese, tra gli uomini e nelle classi di età più mature, accentuando un gap geografico e sociale che diventa anche gap generazionale e di genere”. Sul fronte dei giovani “la partecipazione degli under 35 (20,4 per cento della forza lavoro) è di circa un terzo inferiore a quella della fascia centrale di età (31 per cento per la fascia 35-54 anni), con una contribuzione di due terzi inferiore”.

Per “rendere il sistema più inclusivo – avverte la Covip – serve ora uno scatto innovativo. Bisogna raggiungere le persone perché non perdano l’opportunità di partecipare ai fondi pensione, è centrale il tema della prossimità al lavoratore, da realizzare anche attraverso una rete di servizi a livello territoriale. Ed occorre sviluppare modalità di adesione on-line. Serve poi, avverte la Commissione, recuperare il ritardo normativo delle casse professionali: occorre procedere rapidamente all’adozione del regolamento sugli investimenti delle Casse, atteso dal 2011”.

E serve una “evoluzione” del welfare integrativo”: per la Covip “è necessario lo sviluppo di un complessivo sistema di welfare integrativo più equo, efficiente ed inclusivo, capace di contribuire a dare una risposta alle trasformazioni demografiche e sociali in corso, nel quale le singole componenti operino in modo complementare e coordinato anche attraverso un’azione di vigilanza anch’essa integrata e unitaria su previdenza e sanità integrative: una vigilanza a vocazione sociale”.

Focus anche sulla ‘direttiva Iorp II’: per la Covip “è un’importante opportunità per aumentare l’efficienza dei Fondi pensione, sulla governance rafforzando la struttura dei fondi e migliorando la qualità dei processi decisionali, per gli impieghi “rendendo più accessibili gli investimenti nella cosiddetta economia reale”, e per “qualità dei servizi agli aderenti anche valorizzando l’uso di tecnologie informatiche. Un sistema più moderno, più inclusivo e più solido può suscitare la fiducia che dobbiamo trasmettere ai giovani”, conclude Padula, rivolgendosi agli studenti dell’Istituto ‘Federico Caffè’ di Roma, presenti alla relazione.


di Redazione