“Sblocca cantieri”, sono finiti tutti gli alibi

Aspettavamo la definitiva approvazione del Decreto Legge 32/2019 che è stato licenziato nella metà del mese di giugno. Un provvedimento definito “Sblocca cantieri”.

Aspettavamo l’elenco delle opere da sbloccare e ci avevano detto che solo dopo l’approvazione del soprarichiamato decreto legge avremmo conosciuto l’elenco delle opere.

Aspettavamo l’elenco dei nomi dei Commissari preposti alla gestione ed alla attivazione concreta delle opere e, anche in questo caso, ci avevano assicurato che l’elenco sarebbe stato prodotto solo a valle della ratifica da parte del Parlamento del decreto legge.

Aspettavamo che prendesse corpo questo nuovo organismo ubicato presso la Presidenza del Consiglio e denominato “Investitalia”; è stato fatto un apposito bando e aspettiamo che si insedi questa struttura che dovrebbe proprio supportare il processo di realizzazione delle opere.

Aspettavamo anche che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti producesse i risultati dell’analisi costi benefici di una serie di opere tra cui l’asse AV/AC Brescia-Verona e Verona-Vicenza-Padova. Un’analisi costi benefici avviata ormai da oltre sei mesi e finora tenuta riservata.

Aspettavamo di conoscere da Anas e da Ferrovie dello Stato come erano cambiati i rispettivi Contratti di Programma dopo l’azzeramento di cospicue risorse da parte del Governo; risorse rese indispensabili per onorare il “Reddito di cittadinanza” e “Quota 100”.

Ora sono finite le varie campagne elettorali, sono finiti i ripetuti ed inimmaginabili scontri verbali tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, ora c’è stata una pace ed un abbraccio carico di affetto e di reciproca stima tra il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ed il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini e quindi è finita la lunga attesa, è finita la stasi di un anno nell’avvio delle opere.

Purtroppo non è finito proprio nulla perché in questo particolare momento storico non solo non ci sono coperture finanziarie per garantire l’avvio anche di “piccolissimi interventi di manutenzione ordinaria”, ma, addirittura, per molte delle grandi opere stanno scadendo le autorizzazioni di “pubblica utilità”. E a questa ulteriore delusione del mondo delle costruzioni il Governo risponderà assicurando la predisposizione di un Piano quinquennale di grandi opere per il riassetto funzionale del territorio dell’importo globale di circa 105 miliardi di euro di cui solo 53 miliardi sono previsti nella proposta ultimamente avanzata dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Tale Piano quinquennale sarà inserito il prossimo 15 ottobre nel Documento di Economia e Finanza e poi farà parte integrante del Disegno di Legge di Stabilità che sarà sottoposto al Parlamento nel mese di novembre 2019. Sicuramente il quadro di utilizzo delle risorse prevedrà una disponibilità nell’anno 2020 di 5 miliardi di euro, nel 2021 di 12 miliardi di euro e negli anni successivi ci sarà la frase di rito p.m. (per memoria).

Purtroppo la mia non è fantapolitica perché questo ridicolo provvedimento definito “umoristicamente” “Sblocca cantieri” non farà partire nessuna opera e, nel migliore dei casi, le disponibilità di “cassa” (in base al decreto legislativo 93/2016) non supereranno nel 2020 i 4 miliardi di euro. Di fronte a questa incontestabile analisi, di fronte a questa aperta conferma di un ricorso alla variabile “tempo” per giustificare la serie di dichiarazioni e di impegni privi di adeguato supporto finanziario, mi chiedo cosa dirà il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia, il presidente dell’Ance Gabriele Buia, cosa dirà il sindacato; non credo che questi diretti rappresentanti del mondo della produzione consentiranno ancora un simile atteggiamento in quanto il fallimento di 120mila imprese di costruzione e la perdita di oltre 600mila posti di lavoro non consente più a nessuno e, in modo particolare all’attuale Governo, di utilizzare il fattore tempo come strumento per continuare ad illudere il comparto delle costruzioni che partecipa (o meglio partecipava) alla formazione di oltre il 12 per cento del Pil del Paese.

Ogni silenzio, ogni prolungato atteggiamento di freddezza da parte della Confindustria e dell’Ance nei confronti del Governo non solo diventa insostenibile ma, cosa ancor più grave, sono assurde dichiarazioni tipo: “finalmente il Governo” sta sbloccando il comparto” o “una serie di variazioni al Codice finalmente creano le condizioni per ripartire”. Io, invece, al posto loro chiederei al Governo:

  1. Quando pensa di attivare le opere già approvate dal Cipe e pronte per essere cantierate per un importo di circa 32 miliardi di euro
  2. Con quali coperture finanziarie intende dare copertura ad un simile quadro di interventi

Due banali domande a cui questo Governo, purtroppo, non potrà fornire alcuna risposta e ciò testimonia che non ci sono più alibi.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 21 giugno 2019 alle ore 11:46