Quel pasticciaccio brutto del Progetto Italia

Tutti o nessuno. Visto che il “Fondo salva imprese” è largamente insufficiente per tutelare gli appalti pubblici già in essere, perché non usare i soldi della Cassa depositi e prestiti per tutte le imprese del settore invece che finanziare esclusivamente l’operazione Progetto Italia – che la Salini-Impregilo vorrebbe far varare entro il primo agosto addirittura – che fa gli interessi solo del più grande costruttore italiano che così in un solo boccone ingloberebbe la Astaldi, le Grandi Opere, la Cmc costruzioni e tutti gli altri ex colossi del settore che attualmente sono in concordato fallimentare? Se lo chiedono in tanti tra i concorrenti di Salini che recentemente hanno incaricato l’avvocato Arturo Cancrini di notificare anche alla Ue – oltre che all’Agcom, alla Corte dei Conti e all’Anac – una lettera di manifestazione di interessi che di fatto rappresenta una vera e propria diffida per concorrenza sleale e sospetti aiuti di Stato.

Una posizione ormai condivisa anche dentro l’Ance, che è l’associazione di tutti i costruttori italiani, e i cui vertici, dopo iniziali tentennamenti, hanno mangiato la foglia su cosa bolle in pentola. Malignamente qualcuno sospetta che questa manovra che favorisce uno solo serva, in realtà, a sopperire per le garanzie e le fideiussioni verso le banche che adesso non possono essere più garantite da associazioni di imprese da cinque o sei imprese ma gioco forza da una sola.

I concorrenti però non sono rimasti a guardare e a sopportare il corso degli eventi. A Conte, Di Maio e Toninelli – fatta la tara a quel che capiscono gli inesperti ministri grillini – chiedono semplicemente di modificare Progetto Italia e usare i soldi della Cdp per ampliare il fondo salva opere e salva imprese. Attualmente sotto dotato. Così si potrebbero salvare capra e cavoli ed evitare una probabile procedura di infrazione da parte della Ue per palesi aiuti di Stato all’impresa più grande del settore, gioco forza a scapito di tutte le altre. Alcune delle quali hanno preferito “resistere, resistere, resistere” piuttosto che buttarla in caciara con la strategia del concordato preventivo, che con l’attuale normativa permette di partecipare agli appalti, pur non pagando i fornitori.

 

Aggiornato il 30 luglio 2019 alle ore 10:41