La Bellanova apre le braccia (e i porti) ai migranti

sabato 21 settembre 2019


Una questione molto cara a questo Governo e all’Europa unita è quella dei flussi migratori. Guarda caso Giuseppe Conte non faceva in tempo a giurare che già l’hotspot di Lampedusa stava al collasso. In compenso ora possiamo sforare nel deficit quasi a piacimento (così ci fanno credere… perché i debiti tali sono e tali rimangono). Il neo ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, sul punto intervistata da Lilli Gruber, ha affermato: “Tenga conto che mentre venivo qui ci sono state delle imprese che mi hanno chiamato per dirmi una cosa semplicissima: che senza flussi migratori le nostre produzioni marciscono nei campi. Allora attenti a dire porti chiusi”.

Abbiamo capito bene? La priorità del ministro è fornire braccianti, ovvero manodopera a costi contenuti. I caporali ringraziano! Ovviamente con un salario di due euro l’ora, nessun italiano può, vuole e dovrebbe lavorare, ma le imprese hanno bisogno di schiavi disposti a vivere in baracche. Quindi i migranti non sono “risorse”, ma persone da sfruttare. Per fortuna la ministra viene dai campi e per fortuna era una sindacalista “agguerrita” della Cgil, altrimenti cosa ci saremmo dovuti aspettare da lei? Ha sbagliato chi ne ha criticato il vestito, è alla persona che avrebbe dovuto guardare e questa sta emergendo in tutta la sua interezza.

Di fatto si conferma che il costo del lavoro in Italia è troppo alto (altrimenti non avrebbe senso rischiare per impiegare migranti irregolari) e che la riduzione del cuneo fiscale dovrebbe avvenire dopo l’attuazione di una politica di incentivazione alle assunzioni, delegando magari ad enti terzi (e gratuitamente) la gestione dei molteplici adempimenti che occorre (giustamente) osservare per chi intenda assumere. È l’attuazione politica della prima parte dell’intervista che rilasciò Romano Prodi nel 1977 in cui spiegava l’anomalia del sistema industriale italiano: “Detto in linguaggio più semplice, l’Italia è stato l’unico Paese dell’Occidente a mandare avanti una società industriale senza ‘neri’, che negli Stati Uniti erano neri nel senso letterale della parola. Nel Nord Europa erano invece emigranti italiani, spagnoli, turchi o nordafricani”.


di Anna Maria Fasulo