Crescere è un’impresa

L’imprenditore moderno si sta facendo consapevole di quanto sia importante innovare e creare valore sociale facendo impresa. Per questo ritiene conveniente, non solo opportuno, riprogettare processi e strategie aziendali in funzione di un mercato sempre più digitale ed interconnesso.

Si è anche convinto che il focus, un tempo riservato alla sola crescita degli utili, vada esteso alla crescita di clienti e quota di mercato, perché il contributo delle vendite all’utile si va riducendo, in termini di rilevanza, rispetto alle rendite generate dagli investimenti in ricerca e proprietà intellettuale.

Mettere in discussione i pilastri su cui si fonda l’impresa del XX secolo non è facile, però gli imprenditori possono contare su investitori sempre più disponibili a finanziare progetti innovativi ad alto rischio di fallimento. Per esempio i fondi di venture capital e gli angel investor, pronti a fornire liquidità pur sapendo che il profitto, se mai arriverà, si materializzerà nel lungo periodo.

Lo spostamento del focus dal profitto alla crescita offre un ulteriore vantaggio: permette alle aziende di dedicare risorse a progetti di più lungo periodo che in passato erano difficilmente giustificabili. E, nel tempo, sono questi gli investimenti che hanno impatto profondo sulle aziende e sul panorama imprenditoriale. Quanto agli effetti dello spostamento di focus di cui detto, va convenuto che, cronologicamente, il primo si è visto a livello organizzativo. La struttura fortemente gerarchica che caratterizzava l’impresa del XX secolo, che si rifletteva a livello architettonico nei grattacieli di New York, sta cedendo il posto a strutture orizzontali che lavorano in co-working open space, dove è incentivata la discussione e la condivisione tra tutti i livelli organizzativi.

Altro effetto è stato l’aumento degli investimenti finalizzati a rafforzare il brand. Se in passato l’attività di marketing mirava a sponsorizzare i prodotti, ora punta a migliorare la percezione dell’azienda. E così vediamo investimenti in progetti ed iniziative non direttamente legate all’attività aziendale o talvolta anche in contrasto con essa: basta guardare le società petrolifere che finanziano progetti per aumentare l’uso di energia rinnovabile o produttori di sigarette che sponsorizzano campagne anti-fumo.

Un terzo effetto è stata la creazione di un ecosistema economico, che favorisce l’imprenditorialità. La proliferazione delle start-up, infatti, ha coinciso con l’apertura del mercato dei capitali a realtà con grande potenziale che ancora non generano utili e con la creazione di incubatori dove piccole società, con idee innovative fino all’azzardo, vengono messe nella condizione di crescere e realizzare la loro particolare idea di impresa.

Questi nuovi paradigmi organizzativi e funzionali, ostici quanto forastici per il XX secolo, ci stanno probabilmente fornendo il profilo dell’impresa del XXI secolo inoltrato.

Aggiornato il 14 novembre 2019 alle ore 09:55