Perversione fiscale e scalpo dell’evasore

Il Governo in carica soffre di alcune perversioni ideologiche. Una delle più gravi consiste nell’accanimento punitivo sugli evasori, vera e propria crudeltà terapeutica concepita per strangolarli e farli morire per asfissia, ma, proprio in virtù di questo effetto, anche per provocare orgasmi multipli in chi quell’accanimento lo pratica. Roba tipica, insomma, dei giustizialisti, di chi sputa verdetti di colpevolezza ascoltando una sola campana, quella dell’accusa, e trasforma i giornali, il web e la tivù in tribunali del popolo.

Dal decreto fiscale di accompagnamento alla legge di bilancio emerge una filiera di sanzioni draconiane, mostruose, al limite dell’inverosimile. Per rendersene conto vediamo cosa potrà accadere alla società Beta, ai suoi soci e al suo amministratore se questi scaricherà una fattura falsa, acquistando fittiziamente merce ed evadendo così, ad esempio, 100mila euro di imposta.

Anzitutto l’amministratore potrà essere condannato fino a otto anni di carcere. E questa è la prima pena. La seconda consiste in una misura semi penale o cripto penale applicata alla società, per avere, il management della stessa, “consentito” l’evasione e, i soci, beneficiato di questa. La sanzione potrà raggiungere la bellezza di 775mila euro (sic!), essendo determinata per quote nella misura massima di 500, ognuna pari a 1500 euro. Sistema di calcolo cervellotico, ma tant’è.

La terza è la sanzione pecuniaria amministrativa irrogata alla società dall’Agenzia delle entrate. La sanzione potrà arrivare al 270 per cento (sic!) delle imposte evase, percentuale che potrà essere ulteriormente aumentata per motivi, diciamo così, di tecnica sanzionatoria. Sui soci, ovviamente, graveranno ulteriori sanzioni amministrative per le imposte personali non pagate.

La quarta pena coincide col sequestro finalizzato alla confisca del patrimonio della società e dell’amministratore. Il giudice penale o il Pubblico ministero dovrà disporre, obbligatoriamente, il blocco dei conti correnti o il sequestro della casa, dei capannoni e via dicendo.

Inoltre, al di là del provvedimento di sequestro penale, sul patrimonio della società e dei soci potrà cadere un ulteriore sequestro finalizzato a garantire la riscossione delle imposte e delle sanzioni amministrative, disposto, questa volta, dal giudice tributario. Va da sé che soci e società dovranno pagare una porzione dell’imposta accertata, maggiorata degli interessi legali e degli aggi di riscossione, fin dall’inizio dei processi.

Lo scenario è a dir poco sconcertante. E rimarrebbe tale anche se le sanzioni non fossero applicate negli importi massimi, come qui ipotizzato. Pure nei minimi o nei medi, infatti, raggiungerebbero livelli tali da uccidere perfino un cavallo.

In estrema sintesi e tralasciando sofismi giuridici, un unico fatto, ossia la illegittima deduzione di un costo, per quanto grave, diviene motivo di scalpo dell’evasore. Tant’è che, congiuntamente ai provvedimenti fin qui elencati, lo stato allestirà da ora in poi anche il funerale delle aziende, degli imprenditori, dei lavoratori e delle loro famiglie, con corone di fiori inviate gratuitamente dallo Stato stesso, dalle banche, dai fornitori e dai clienti. Nel frattempo, però, i celebranti avranno potuto partecipare ad un orgasmo multiplo dagli effetti addirittura mistici.

Il Paese di Leopoldo II di Toscana e Cesare Beccaria non merita tutto questo! Fare strale dei principi di civiltà e poi dei principi giuridici è un pessimo servizio reso ai cittadini, alla comunità, al diritto, all’economia. E poi non si può dimenticare che la Costituzione impone categoricamente di contenere la privazione della libertà e la sofferenza inflitta alla persona umana nella misura minima necessaria al cammino di recupero, riparazione e reinserimento. Questa è la civiltà, questo è il diritto. Il resto è perversione ideologica.

Aggiornato il 15 novembre 2019 alle ore 11:41