Gli esuberi, e non solo fra le banche

Fino a qualche decennio fa, il lavoro in banca, oltre ad essere ben remunerato, era la garanzia più solida per il futuro. Ma, soprattutto a causa del passaggio al digitale (cioè i servizi on-line), la situazione, in poco tempo, si è ribaltata.

Ricordiamo due dati di una recentissima ricerca. Secondo l’Istituto Nielsen, nel giugno 2019, 13,7 milioni di italiani gestivano il loro denaro attraverso il proprio smartphone o il computer di casa. E il 35 per cento dei clienti bancari italiani era propenso a rivolgersi ad una banca che ha il “mobile” come riferimento esclusivo. Questi dati sono molto significativi, anche se si tiene conto che l’Italia è, in Europa, fra gli ultimi Paesi per la digitalizzazione. Da qui ne consegue che le banche italiane sono indotte a ridurre personale e sportelli.

Dal 2007 al 2018, si sono registrati 74mila posti di lavoro in meno nelle banche italiane e si è avuto il taglio del 22,5 per cento delle filiali.

Secondo la Oliver Wyman (una società di consulenza internazionale) le banche italiane, nei prossimi cinque anni, avranno un abbattimento dei costi per cinque miliardi e un taglio occupazionale di 70mila dipendenti. Sono dati inverosimili?

Vediamo, concretamente, cosa si è avuto nella prima banca italiana: l’UniCredit. Con il piano 2016-2019, i dipendenti che sono rimasti a casa sono stati 14.600. E con il piano industriale 2020-2023 sono previsti 8mila posti da tagliare (cioè il 12 per cento della forza lavoro), di cui circa 6mila in Italia, e 500 filiali da chiudere. I sindacati, ovviamente, vi si oppongono. Ma è l’estensione dei servizi on-line che ci dà, lo si voglia o no, questi risultati impietosi. È anche questa una delle conseguenze della modernità.

Gli istituti bancari non sono gli unici ad avere questi grossi problemi occupazionali. Al Mise (Ministero Sviluppo economico) vi sono tavoli aperti con 160 casi di gravi crisi aziendali e con 400mila posti a rischio. A cominciare dall’Ilva, con circa 4.700 esuberi su 10.700 lavoratori; all’Alitalia con circa 5mila esuberi su 11.500 dipendenti. Anche in Tim si parla di 5mila esuberi; e così all’Ibm con 1.700 esuberi, alla Banca Intesa con 1.600 esuberi e a Vodafone con 1.100 esuberi.

Di fronte a questa gravissima situazione, qual è la risposta della Politica? Governo e opposizioni si combattono acerrimamente fra di loro, adoperando anche un linguaggio che il cittadino reputa non pertinente e non accetta più, e senza, soprattutto, apportare nessuna vera soluzione che inquadri i problemi dalle radici e lo ponga in una realistica prospettiva di sviluppo futuro. Ci si accontenta di trovare pannicelli caldi per superare l’immediata crisi del momento, ma che, poco dopo, fa ricadere nelle stesse problematiche. E anche all’interno delle forze politiche che sostengono il Governo, le liti e i dissapori sono quasi quotidiani e di fronte ai quali il cittadino rimane disgustato e stanco di assistere.

Non si disputa su come impostare e risolvere i problemi esistenti, a cominciare dall’economia, ma si litiga su tematiche considerate lontane dagli interessi del Paese; si assiste a dibattiti quasi surreali. Manca un vero sguardo d’insieme dei problemi più importanti del Paese; manca, soprattutto, una precisa idea di sviluppo da portare avanti, con un piano di attività diversificate, al più alto valore aggiunto.

È di questo che ha bisogno l’Italia, ma, purtroppo, non è di questo che le forze politiche si occupano.

Aggiornato il 12 dicembre 2019 alle ore 12:57