Dazi, dal 13 gennaio rischiano i vini italiani

Cina-Usa ovvero prove di dialogo sui dazi. Il vicepremier cinese Liu He sarà a capo della delegazione in visita negli Usa dal 13 al 15 gennaio prossimi per firmare la “fase uno” dell’accordo commerciale. Lo ha ufficializzato il portavoce del ministero del Commercio cinese, Gao Feng. Ma se un fronte può chiudersi, un altro resta aperto. Di più: spalancato. Naturalmente, si tratta del fronte europeo.

Infatti, si concluderà proprio il 13 gennaio la consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio americano (Ustr) con la pubblicazione di una lista di prodotti che potrebbero essere colpiti da nuovi dazi, fino al 100 per cento del valore della merce. L’elenco contiene numerosi prodotti vitivinicoli di tutti gli Stati membri, Italia compresa. Lo ricorda il presidente di Unione italiana vini (Uiv) Ernesto Abbona nel sottolineare che “in questo scenario di estrema incertezza l’Uiv ha agito da subito presso le istituzioni nazionali ed europee sollecitando un dialogo attivo con i nostri partner americani, per scongiurare un danno enorme e ingiustificato nei confronti del mondo del vino italiano”.

Per Abbona “la tutela del business e dei posti di lavoro in America dei soggetti che oggi importano i nostri vini e hanno investito nei nostri brand è uno degli argomenti che potrebbe convincere il governo di Donald Trump a esonerare il nostro settore e il nostro Paese da eventuali misure”. Da qui l’appello a aderire alla consultazione pubblica che deciderà le sorti dei prodotti vitivinicoli italiani.

Per favorire la mobilitazione del Vigneto Italia – importatori, distributori, ristoratori e addetti ai lavori – nella consultazione pubblica Usa che deciderà le sorti dei prodotti vitivinicoli italiani, Uiv annuncia di aver destinato un importante investimento economico in un’azione senza precedenti: una campagna di comunicazione social, in coordinamento con gli importatori delle nostre aziende, verso i consumatori americani e gli operatori della filiera (ristorazione, distribuzione), affinché partecipino alla public consultation, facendo sentire la propria voce all’Amministrazione Usa.

In collaborazione con gli stessi importatori e la loro associazione di rappresentanza (Nabi) Uiv sta, inoltre, coordinando un’articolata azione di lobbying verso il Congresso. “Uiv si sta fortemente mobilitando direttamente con gli importatori americani, supportati anche dall’Ambasciata d’Italia a Washington, che ringraziamo, per un’azione di coordinamento con i soggetti che verrebbero direttamente danneggiati dalle misure del governo americano. A oggi – puntualizza Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv – le osservazioni arrivate al Dipartimento sono circa 12mila: un numero ancora troppo basso. Quindi bisogna agire subito. L’imposizione di un dazio al 100 per cento, metterebbe completamente fuori mercato i vini italiani con conseguenze disastrose per le imprese, i viticoltori, i territori”.

Gli Stati Uniti sono la prima destinazione, in volume e in valore, delle vendite di vino italiano, circa 1,5 miliardi di euro, corrispondenti a oltre 3,3 milioni di ettolitri. “Chiediamo pertanto – conclude Castelletti – a corredo di un impegno concreto delle associazioni e delle aziende, un’azione diplomatica forte del Governo, appellandoci alla sensibilità ed al senso di responsabilità del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dei ministri Luigi Di Maio e Teresa Bellanova: il settore del vino italiano non può essere chiamato a pagare il prezzo altissimo di una guerra commerciale che potrebbe compromettere irrimediabilmente l’equilibrio della filiera. Nessuna misura di sostegno al settore potrà compensare le gravissime perdite di quote di mercato che potremmo subire”.

 

Aggiornato il 09 gennaio 2020 alle ore 14:23