Quasi la metà dei commercialisti under 43 ritiene necessarie fra le 50 e le 100 ore annue per svolgere l’incarico di revisore; il 28 per cento degli intervistati pensa che siano congrue a questa attività fra le 100 e le 150 ore, il 16% giudica sufficienti 50 ore l’anno e solo secondo l’8% bisognerebbe dedicarvi più di 150 ore.

È emerso da un’indagine svolta lo scorso dicembre dall’Unione nazionale dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) per cercare di comprendere comportamenti e prospettive dei suoi iscritti, soprattutto riguardo all’obbligo di dotarsi di un revisore dei conti, in base al novellato articolo 2477 del Codice civile.

Alla survey hanno partecipato oltre 1.500 commercialisti: il 5% di età inferiore ai 30 anni, il 38% fra 30 e 40 anni e il 57% over 40. Il campione è distribuito geograficamente per il 58% al Nord, 21% al Centro e 22% al Sud.

Il sondaggio ha inoltre rilevato che il 21% dei colleghi intervistati ritiene adeguato per questo tipo di attività un compenso inferiore a 50 euro l’ora, nonostante le maggiori responsabilità che gli incarichi di revisione comportano. Il 43% giudica ragionevole un corrispettivo tra 50 e 70 euro l’ora e solo il 28% pretenderebbe una parcella oraria fra i 70 e i 100 euro, mentre per il 7% sarebbe necessaria una cifra superiore ai 100 euro l’ora.

Dall’indagine emerge che, in contrasto con quanto riportato dalla stampa di settore, oltre 1.100 professionisti, su un campione di 1.500, sono propensi ad accettare incarichi anche a compensi di certo non adeguati alla professionalità richiesta e al rischio che vi è connesso e solo il 26% non accetterebbe incarichi di revisione nelle società neo-obbligate dalla norma. Importante poi sottolineare che questa percentuale interessa proporzionalmente tanto le aree del Nord quanto quelle del Centro e del Sud Italia

Aggiornato il 17 gennaio 2020 alle ore 14:02