Turisti per caso, imprese per terra

Una potenza di fuoco, per dirla alla maniera del nostro Winston Churchill, sta per abbattersi sulle imprese ricettive italiane. E non parliamo del caldo bruciante di agosto. Il turismo in Italia vale il 13 per cento del Pil, vanta 4,2 milioni di occupati e ha nel periodo estivo il boom delle richieste. Il lockdown di marzo e aprile ha infierito soprattutto sulle città d’arte, solitamente prese d’assalto per le vacanze di Pasqua. Ora che ha preso il via la fase 2, gli aiuti del Governo si dovrebbero concentrare sulle aree di mare e di montagna, ma finora la montagna ha partorito un topolino, anzi, siamo in alto mare. Fuori, intanto, sono ai nastri di partenza. La Grecia il 15 giugno riapre le frontiere per i viaggi turistici. L’Iva sui biglietti di trasporto e sui pacchetti di viaggio sarà ridotta dal 24 al 13 per cento. Da questa data la Svizzera fa lo stesso con Austria, Francia e Germania, ma non con l’Italia, cugina povera. Tagliata fuori, estromessa come anche dal corridoio turistico che la Germania ha attivato con la Croazia. Semplice. A noi invece piace complicarci la vita. Il Presidente della Regione Sardegna, meta italica per eccellenza, ha affermato che senza passaporto sanitario niente. Non si potrà entrare. Vallo a spiegare ai turisti stranieri, atterriti dalla burocrazia italiana ben prima dell’invenzione di questo nuovo mostro documentale.

Il sindaco di Forte dei Marmi stabilisce che in città possono giocare a tennis solo i residenti quindi nessuno. Con il Decreto Legge 19 maggio 2020 n. 34 (molto incautamente detto Decreto Rilancio), il Governo si decide finalmente, dopo tre mesi di diffusione del virus, a definire le prime agevolazioni per il settore, che, a una lettura benevola, lasciano molti, molti dubbi. Dei 55 milioni di euro a disposizione, sono destinati al turismo appena 3 milioni di euro. Gli incentivi vanno in due direzioni. Il primo, che più in generale coinvolge tutte le imprese italiane, consiste in un contributo a fondo perduto alle aziende con fatturato di aprile 2020 inferiore ai 2/3 di quello di aprile 2019. Il contributo è calcolato applicando una percentuale sulla differenza tra il fatturato di aprile 2020 e fatturato di aprile 2019. È riconosciuto un sostegno minimo non inferiore a mille euro per le persone fisiche e a duemila per i soggetti diversi dalle persone fisiche. Il già lieve impatto economico incontra un ulteriore limite, perché per la materiale erogazione della somma occorre presentare un’istanza entro 60 giorni dalla data di avvio della procedura telematica prevista da apposito provvedimento, che sarà emanato chissà quando.

Insomma, quando le società chiuderanno gli ombrelloni e l’autunno incombente, forse vedranno qualche spiccio. Il secondo, mirato per il settore turistico, ha un nome accattivante, Tax Credit Vacanze. Spetterà ai nuclei familiari con Isee (strumento usato per valutare la situazione economica di una famiglia) fino a 40mila euro, e fino a un importo di 500 euro, per il pagamento dei servizi offerti dalle imprese ricettive, bed and breakfast e agriturismo. Per i nuclei familiari di due persone l’importo scende a 300 euro, per quelli composti da una sola famiglia precipita a 150 euro. Può essere usato da un solo componente e nei riguardi di una sola impresa alberghiera, ed è fruibile nella misura dell’80 per cento sotto forma di sconto e il restante 20 per cento come detrazione fiscale. Insomma, l’80 per cento lo anticipa l’albergatore e si tratta in sostanza di una misura assistenziale, volta a coloro che hanno redditi familiari inferiori a 40mila euro, e non già ad un aiuto all’industria. Solo in un secondo momento lo sconto sarà rimborsato all'albergatore. Ma non si tratta di un vero rimborso: egli potrà solo detrarlo in compensazione con altri tributi. Tanto per cambiare, le modalità applicative di questo modesto e contorto credito saranno disciplinate dal solito, agognato, successivo provvedimento dell’Agenzia delle entrate. Dei 98 provvedimenti attuativi individuati dal Decreto Rilancio ben 14 sono infatti collegati al comparto Turismo e Cultura. Inoltre, l’emergenza Coronavirus ha ribaltato la struttura dell’imposta di soggiorno.

Fino a ieri il rapporto tributario intercorreva tra il comune (come soggetto attivo) e colui che alloggia nella struttura (soggetto passivo), mentre il gestore, l’albergatore, assumeva solo la veste di agente contabile, ossia di soggetto tenuto a trasferire le somme incassate all’ente impositore. Le nuove norme ribaltano il quadro e dispongono che il gestore è direttamente responsabile del pagamento, con diritto di rivalsa sui soggetti passivi. Infine, ci saranno differenze tra albergatori proprietari delle mura e coloro che invece le hanno in affitto. Se gestore dell’hotel è proprietario la cancellazione della prima rata semestrale dell’Imu è certamente un aiuto. Per chi invece non ha le mura, sono guai. È vero che tutti potranno avere una detrazione del 60 per cento sui canoni per i tre mesi di lockdown, ma far quadrare i conti sarà difficilissimo. E poi il beneficio Imu si applica nel rispetto dei limiti economici previsti da una fantomatica Comunicazione della Commissione europea del 19.03.2020 C (2020) 1863 final “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19”, e successive modifiche. Merita un Bonus il primo e probabilmente unico contribuente che la leggerà interamente. Dall’introduzione della fatturazione elettronica al Codice della Crisi d’impresa, con cui si è abolita di fatto la responsabilità limitata degli imprenditori, alla preclusione per gli stessi all’utilizzo dei crediti fiscali sopra i 5mila euro anche se spettanti, si assiste oramai a un proliferare di norme studiate per affossare le libertà individuali delle aziende, al fine di farle desistere e affermare un’economia statale pianificata, cara ai partiti di maggioranza dell’attuale Governo. Come non riferire anche del Decreto legislativo n. 231 dell’8 giugno 2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e introduce nel nostro ordinamento uno specifico e esteso sistema sanzionatorio nei confronti degli enti, conseguente alla responsabilità penali delle persone fisiche. Se poi un’impresa, nonostante la scarsa considerazione ricevuta dalla politica, volesse audacemente riavviare l’attività, creata e consolidata con tante fatiche, ebbene si dovrà scontrare con nuovi ostacoli, conseguenti all’emergenza Coronavirus. E nuovi rischi.

Non basta la multa da 400 a 3mila euro e il rischio di chiusura attività da 5 a 30 giorni se un lavoratore si ammala di Covid-19 il datore di lavoro può essere chiamato a rispondere anche per omicidio, con la reclusione da 2 a 7 anni. E non solo il datore negligente, ma anche quello virtuoso, che abbia puntualmente posto in essere tutte le misure dettate nei protocolli di sicurezza del 14 marzo e del 24 aprile 2020. Ad attenuare la portata distruttiva della norma, è intervenuta una Circolare dell’Inail del 20 maggio, che precisa come il riconoscimento dell’origine professionale del contagio si fondi su un giudizio di ragionevole probabilità ma è totalmente avulso da ogni valutazione in ordine alla imputabilità di eventuali comportamenti omissivi in capo al datore di lavoro che possano essere stati causa del contagio. È noto, tuttavia, che il profilo interpretativo di una Circolare possa essere ragionevolmente azzerato da un Giudice, che farà prevalere la norma primaria, con buona pace dell’imprenditore. L’investimento complessivo nel Decreto appare quindi assai poco incisivo, a meno di emendamenti e correzioni migliorative in sede di conversione. Dimenticavo. È istituito anche un Fondo per il Turismo con una dotazione di 50 milioni di euro. Inferiore a quello per il Bonus Monopattino. E così, uno stuolo di investitori cinesi gongolano alla porta delle nostre imprese turistiche, pronti a saccheggiare il martoriato settore. Turisti per caso, imprese per terra, cinesi alla cassa.

Aggiornato il 26 maggio 2020 alle ore 16:10