Coronavirus, Istat: “400mila occupati in meno”

Mai così male la fiducia delle imprese, crolla quella dei consumatori. A maggio l’indice crolla al 51,1 per cento e registra “il valore minimo dall’inizio della serie storica”. Molto negativo anche l’indice del clima di fiducia dei consumatori (94,3), al livello più basso da dicembre 2013. È quanto sostiene l’Istat riprendendo l’indagine interrotta ad aprile. Si tratta dei primi dati post-lockdown. Le preoccupazioni maggiori delle famiglie si concentrano sulla situazione presente e sul contesto generale. “Il confronto dei dati di maggio con quelli relativi a marzo segnala – scrive l’Istat – flessioni per tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori; la diminuzione è marcata per il clima economico e corrente mentre il clima personale e quello futuro registrano diminuzioni contenute. Il clima economico passa da 94,4 a 71,9, il clima personale cala da 102,4 a 100,9, il clima corrente cade da 104,8 a 95,0 e il clima futuro decresce solo lievemente, passando da 93,3 a 93,1”.

Il direttore per la produzione statistica Istat Roberto Monducci stima che “sul lavoro, in media d’anno, l’impatto del lockdown sia di quasi 2 punti di valore aggiunto e di 2,2 punti di occupazione, per poco meno di 400mila occupati. La limitazione delle attività produttive fino a tutto aprile determinerebbe su base annua una riduzione dei consumi del 4,1 per cento, del valore aggiunto dell’1,9 per cento, con un impatto sull’occupazione in base d’anno di circa 385mila occupati”.  

Le donne occupate sono presenti in molti settori classificati a medio e ad alto rischio rispetto alla possibile esposizione al virus: sulla base della classificazione fornita dall’Inail sui diversi gradi di rischiosità dei settori in cui si opera, si stima che gli occupati uomini lavorino in settori a basso rischio nel 62,9 per cento dei casi, contro il 37 per cento delle donne. Viceversa è più alta la quota di lavoratrici che opera in settori a rischio alto o medio-alto (28 per cento contro 12 per cento)”. A maggio l’indice di fiducia delle imprese, che misura l’umore del tessuto produttivo italiano, non solo crolla, scendendo al minimo storico, ma subisce una riduzione che porta a un suo quasi dimezzamento rispetto ai livelli pre-Covid. Oggi l’Istat stima un indice al 51,1. Tra gennaio e febbraio l’asticella si collocava oltre un valore pari a 99. A dicembre scorso faceva ancora meglio, sopra quota 100. Già a marzo il calo era stato brusco (79,5).

Aggiornato il 28 maggio 2020 alle ore 13:54