Industria: balzo fatturato ma lontani livelli 2019

Il 2019 doveva passare alla storia come un anno di fiacca per l’economia italiana. E invece la crisi innescata dal Covid-19 lo sta elevando quasi a epoca d’oro. Un periodo ormai solo cronologicamente vicino. Il fatturato dell’industria rispetto allo scorso anno si è contratto di oltre un quarto. Gli ordinativi di oltre un terzo. Non basta l’impennata di maggio per sanare le ferite del lockdown.

L’Istat registra ricavi in crescita del 41,9 per cento. Lo stesso succede alle commesse, che anzi fanno anche di qualche decimale meglio (+42,2%). Ma non basta. In altre parole la ripresa scattata con la Fase 2 non ha lo stesso vigore della recessione generata dal virus. I dati sui consumi di Confcommercio stanno lì a confermarlo. Il rialzo mensile a giugno c’è, ma restiamo del 15,2% sotto il livelli d’inizio estate 2019. Adesso, poi, a dare la spinta alla manifattura, motore della nostra economia, è il mercato interno. Sono le stesse imprese italiane e le stesse famiglie a trainare la parziale rimonta. Maggio su aprile le vendite fanno +45,7% sul territorio nazionale, contro il +35,2% ottenuto fuori confine. Sugli ordini la forbice si allarga anche: +55,9% in Italia a fronte del +26,2% sull’estero. Il bottino raccolto sul mercato domestico è stato quindi doppio rispetto al resto. C’è di mezzo un rimbalzo fisiologico, viste le proporzioni assunte in Italia dall’emergenza e dalle conseguenti contromisure. Ma visto l’evolversi dell’epidemia - il record di Contagi negli Usa e gli allarmi in Spagna - la domanda interna resta cruciale. L’Istat nel commento ufficiale ai dati sottolinea che la reazione c’è stata. “Il fatturato dell’industria a maggio risente positivamente del progressivo attenuarsi delle misure di chiusura legate all’emergenza sanitaria e registra un’ampia crescita congiunturale in tutti i raggruppamenti principali di industrie”. Tanto che “il livello dell’indice complessivo, al netto della componente di calendario e stagionale, recupera quasi interamente la forte flessione di aprile; un andamento analogo caratterizza i nuovi ordinativi”. Ma le belle notizie finiscono qui.

“Resta ancora - riconosce l’Istituto di statistica - molto ampia la perdita rispetto a un anno prima”, ovvero a maggio 2019, con una flessione pari al 25,9% per il fatturato ed al 34,7% per i nuovi ordinativi. Se il dato del fatturato fotografa quel che è stato, quello degli ordinativi invece è in grado di dire qualcosa in più anche su quel che sarà, sui mesi che verranno. Gli economisti parlano in questi casi di “leading indicator”. La distanza a confronto con l’anno precedente, vale la pena ricordarlo di sostanziale stagnazione, dà le dimensioni della crisi in atto. Insomma, risollevarsi è impresa ardua. Lo dimostra l’indagine sulla congiuntura di Confcommercio. Sul fronte consumi il secondo trimestre vede un arretramento del 29,7% su base annua. “Nonostante quasi tutte le attività siano tornate operative e siano venuti meno i vincoli alla mobilità interna e, progressivamente, con i Paesi dell’area Schengen, il recupero si è confermato difficile e complesso”.

Troppa incertezza ancora. Le famiglie rimangono prudenti, mantenendo stretti i cordoni della borsa. Soffrono come non mai il turismo e tutta la linea legata all’abbigliamento. Il verdetto di Confcommercio sul Pil è di un calo che sfiora la doppia cifra, tra il 9 e il 10 per cento. A questo punto però quel che preoccupa di più l’associazione è “un nuovo equilibrio di sotto-occupazione con espulsione permanente di occupati dal mercato del lavoro”.

Carlo Sangalli, confermato in settimana alla guida di Confcommercio, per il quarto mandato consecutivo chiede “una politica fiscale più coraggiosa” per superare le insidie di una ripresa al rallenty. Intanto un segnale di speranza arriva dai dati freschi dell’Enav sul traffico aero, raddoppiato a luglio su giugno.

Aggiornato il 17 luglio 2020 alle ore 18:57