I tagli della compagnia aerea Tui France

Undicesimo piano sociale per Tui France negli ultimi vent’anni. La filiale francese della multinazionale del turismo, che nel 2014 è stata riconosciuta come la più grande compagnia di viaggi e turismo del mondo, prevede il taglio di 600 posti di lavoro, tra partenze volontarie e licenziamenti, pari al 60 per cento della sua forza lavoro. È bastata una video conferenza di 45 minuti, un annuncio secco e le solite, immancabili e insindacabili slide, e poi un altro contatto via Internet di dieci minuti via Skype dal Marocco con il direttore generale Hans van de Velde, per dare il benservito a seicento persone, raccontano i sindacati. Tui possiede sei compagnie aeree, diversi tour operator in Europa oltre che agenzie di viaggio, hotel, navi da crociera e negozi al dettaglio.

La Cfdt denuncia la brutalità con cui si è annunciato il taglio dell’occupazione (“abbiamo tutti avvertito una forma di autentico disprezzo”, denunciati alcuni delegati sindacali), anche se quasi nessuno dei dipendenti sembrava impreparato la decisione. La crisi sanitaria, che ha sicuramente messo in ginocchio il settore del turismo, è stato, tuttavia, “il pretesto perfetto” per avviare la riduzione della forza lavoro, “che è stata pianificata da molto tempo”. Non fosse altro perché alla Tui, si fa notare, i piani di licenziamento si susseguono ormai da 20 anni. Alla minima difficoltà, rileva la Confederation Française Democratique du Travail, il management “agisce per riflesso pavloviano, riducendo il conto salariale”. Il gruppo, in una situazione di monopolio in Germania, si stabilì in Francia acquisendo le società Nouvelles Frontieres, Lookea, Marmara e Passion des Iles.

Obiettivo, “diluire i marchi e puntare tutto sui prodotti del turismo di massa, anche se la cultura del turismo francese è più focalizzata su qualità e su misura”. Tui, secondo il sindacato, sta anche perdendo il passo delle nuove tecnologie, essenziali nel turismo. Il software di prenotazione, infatti, “è fragile”, il sito web “non è dimensionato per un gran numero di connessioni” e “spesso i clienti rinunciano alle prenotazioni”. Le proposte del management, 8 mesi di congedo di riclassificazione per chi ha più di 50 anni, 6 mesi per altri e 6mila euro di costi di formazione, sono considerati “largamente insufficienti”, soprattutto in un contesto di collasso del turismo, che lascia poche speranze per un ritorno al lavoro. Molti dipendenti vogliono riqualificarsi, spiega la Cfdt, ma è impensabile finanziare la formazione a lungo termine con 6mila euro. E poi soprattutto coloro che hanno 30 anni e non hanno mai lavorato in altre aziende, devono essere adeguatamente compensati e supportati. In Tui, i sindacati più rappresentativi sono la Cgt, storicamente la prima con quasi il 50 per cento della rappresentanza, poi Cfdt (31) e Force Ouvriere (20).

Aggiornato il 05 agosto 2020 alle ore 13:04