Censis-Confimprese: in fumo 25 miliardi con il lockdown a Natale

In fumo 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie con un eventuale lockdown durante le feste di fine anno: i conti sono nel rapporto Censis-ConfimpreseIl valore sociale dei consumi”, che indica inoltre nel Natale l’orizzonte massimo di tenuta psicologica degli italiani di fronte a nuove restrizioni. Ciò mentre la seconda ondata di pandemia rimette in campo da una parte i timori per la salute e dall’altra quelli per l’economia, di fronte a nuove restrizioni anti-contagio di mobilità e orari dei negozi, con le recenti proteste in piazza di alcune delle categorie interessate.

A proposito di conti, secondo il rapporto Censis-Confimprese, sommando le nuove restrizioni al primo lockdown, viene stimato un crollo dei consumi nel 2020 di 229 miliardi (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un taglio potenziale fino a 5 milioni di posti di lavoro. Il solo retail subirebbe una sforbiciata di 95 miliardi di fatturato (-21,6%) e rischierebbe la perdita di oltre 700mila posti. “La situazione della distribuzione e del commercio in generale è già durissima oggi, con chiusure solo parziali - ha commentato Mario Resca, presidente di Confimprese - perché da quando, appena una settimana fa, si è cominciato a parlarne, la flessione è stata immediata, i clienti si sono diradati e la distribuzione, la ristorazione e il commercio hanno già intravisto i giorni bui di marzo e aprile”.

E la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana in alcune regioni “non risolve nulla, perché concentra i già scarsi clienti durante gli altri giorni della settimana, con disagi maggiori” ha aggiunto.

Restringendo lo sguardo al solo Quadrilatero della moda di Milano, ad esempio, si scopre che nel 2020 il numero di visitatori unici è sceso del 57 per cento rispetto agli oltre 8 milioni del 2019 (stranieri -78%), nonostante la ripresa della cosiddetta fase 2. Se invece si guarda alle raccomandazioni per proteggere la salute propria e altrui, emerge che la fiducia nelle autorità sanitarie aumenta il rispetto delle misure anti-Covid-19. E nella prima fase della pandemia la comunicazione dell’Oms ha funzionato.

In media, l’86,3 per cento ha riferito di avere familiarità con le misure raccomandate e il 92,1 per cento ha dichiarato di averle adottate. A sostenerlo sono gli autori di uno studio pubblicato su “Covid Economics”, tra cui Nirosha Varghese e Aleksandra Torbica del Cergas, il centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale della Bocconi, e del Covid Crisis Lab, effettuato su 7mila intervistati in sette Paesi europei: Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito. Il riferimento è a raccomandazioni come lavarsi regolarmente le mani col sapone per almeno 20 secondi, coprire il naso e la bocca mentre si tossisce o si starnutisce, mantenere una distanza tra persone di almeno un metro, evitare di stringere le mani, abbracciarsi o baciarsi quando si saluta, sfregarsi le mani con soluzioni a base di alcol ed evitare di toccarsi il naso, gli occhi e la bocca. Il punto ora, secondo i ricercatori, è sviluppare e adattare la comunicazione di rischio all’evolversi della pandemia, affinché il pubblico dia un feedback regolare.

Aggiornato il 27 ottobre 2020 alle ore 19:48