Qualità dei prodotti ittici: certificazioni e marchi territoriali

lunedì 23 novembre 2020


Nell’ambito di Sealogy, l’evento internazionale digitale dedicato al mare coordinato da Ferrara Fiere, che ha riunito 150 relatori in quattro giorni di eventi web, una particolare e importante sessione di approfondimento è stata dedicata alla valorizzazione della qualità dei prodotti ittici, con particolare riferimento alle certificazioni volontarie di prodotto e ai marchi territoriali. Una presentazione di prodotti di eccellenza, ad alto valore qualitativo, garantiti sul versante della sostenibilità e della sicurezza alimentare, disponibili sul mercato che rafforzano l’importanza di alcune tipologie di lavori e prodotti delle imprese italiane. Tra i prodotti di eccellenza che sono stati analizzati ritroviamo le ostriche della sacca di Goro, oggetto di una particolare azione di promozione e ricerca che parte dalla ricerca di una nuova ostrica che assume un colore d’oro sul guscio. Sono le uniche ostriche italiane autoctone ad aver assunto tale tipologia e sono state riprodotte per il mercato di eccellenza. Un prodotto che è ancora di nicchia e nel corso del mese di maggio di quest’anno, per la prima volta, vi è stata una produzione importante.

In Emilia-Romagna, nella Sacca di Goro, si cerca di entrare nella storia dell’allevamento di ostriche, con una produzione unica in Europa, che prende il nome di “Golden oyster”. Per produrre l’ostrica d’oro, vi è un immenso lavoro che viene svolto tutto in Italia, dal seme alle acque, fino alla lavorazione e alla commercializzazione. Il sapore dell’ostrica è legato alle acque della Sacca, un insieme di acqua dolce del Po e salata dell’Adriatico, finendo per acquisire un sapore unico. A produrla è la cooperativa Sant’Antonio di Gorino che, forte dell’esperienza maturata nella produzione di vongole e cozze, ha deciso di cimentarsi dal 2014 in questa nuova sfida. Altra eccellenza che punta ad una certificazione di qualità è quella della cozza romagnola. Il consorzio della Romagna associa quasi il 90 per cento dei produttori locali, con la presenza di più di 80 imprese locali che hanno deciso di fare sinergia. Il consorzio della Romagna ha deciso di identificare il proprio lavoro e il frutto di tale lavoro con la denominazione di “cozza romagnola” per garantire una certezza di qualità pur conservando le variegate tipologie locali. Attualmente, il marchio collettivo necessita di promozione e diffusione sul mercato nazionale e internazionale, lavorando ad iniziative, workshop e serate di degustazione. L’obiettivo del Consorzio è quello di disporre di un marchio, che valga per tutto il territorio in cui operano gli allevatori associati e che consenta ai consumatori di riconoscere il prodotto emiliano-romagnolo e le sue caratteristiche. Inoltre, l’adozione di un apposito disciplinare di produzione consente di uniformare maggiormente la produzione locale, pur mantenendo le specificità prettamente locali legate alle capacità dei singoli allevatori e all’ambiente di origine della produzione.

Altra esperienza degna di attenzione è la produzione e la certificazione dei prodotti di acqua dolce come la trota. In Italia, il 75 per cento del pesce consumato proviene dall’estero e l’etichettatura è divenuta importante per la vendita dettagliata e autenticata del prodotto. Per quanto riguarda le trote, i produttori italiani seguono le normative europee anche in modalità più stringente. L’unico modo per poter presentare al consumatore una certezza di qualità è dotarsi di certificazione. Un lavoro di eccellenza si sta svolgendo all’interno del Parco del Ticino che si è dotato di un regolamento per verificare la qualità della trota prodotta. L’ente parco, dopo aver individuato i giusti protocolli, ha avviato la pratica per rispettare dettagliatamente il mantenimento eco materiale dell’ambiente locale generando nuove opportunità occupazionali per i pescatori di trota del Ticino e con opportunità di vendita in Piemonte, Lombardia e in Svizzera. Altra esperienza analizzata durante i lavori è quella della cooperativa “Casa del Pescatore” di Cattolica: Nicola Tontini ne ha descritto il lavoro, di come stanno valorizzando e facendo emergere il legame con il mare, le vecchie case dei pescatori, il porto peschereccio e l’ambiente locale che rende Cattolica una città autentica con un’identità vera e percepibile. La Cooperativa rappresenta un’istituzione del territorio sia per le attività del porto che per la comunità cattolichina, di cui costituisce un elemento fondamentale del tessuto storico e sociale. La città di Cattolica da sempre legata al mare, ha tra i fulcri del suo sviluppo urbanistico l’area portuale che, pur mantenendo tutt’oggi la sua forte vocazione peschereccia, può contare su una darsena moderna e con servizi di qualità per i diportisti.  L’attività principale, che continua ad essere innovata costantemente, è quella della vendita di prodotti ittici freschi tramite il locale mercato ittico che dal 2001 è stato inserito anche nel circuito delle aste telematiche e digitalizzate.


di Domenico Letizia